
Api allo stremo in cerca di cibo che non c'è. La lunga siccità che imperversa dalla primavera nelle regioni del Sud ha cancellato intere fioriture, facendo di fatto mancare il polline necessario al lavoro negli alveari. Dal cardo agli agrumi, dalla sulla al millefiori fino all’acacia e al castagno. E per salvare il salvabile gli apicoltori sono costretti alle nutrizioni di soccorso, alimentando le api con un aggravio dei costi di produzione tra il 20% e il 30%. A lanciare l'allarme è la Coldiretti, con il caldo record che sta impattando anche sul settore apistico, dove si prevede un crollo ancora più evidente per la raccolta 2024 di miele.
A tracciare la mappa delle difficoltà è l’Osservatorio nazionale miele: in Sicilia il raccolto di miele di agrumi e di sulla è stato praticamente nullo, stessa cosa in Basilicata, mentre in Puglia a mancare è anche il millefiori, con risultati migliori solo per il coriandolo. Crollo generalizzato anche in Calabria per tutti i tipi di miele, castagno compreso, e in Sardegna, dove le fioriture di cardo si sono azzerate. Una situazione che peserà sul bilancio nazionale di miele, visto che dalle regioni del Sud arriva circa un terzo della produzione.
E così per evitare dalla morte di intere famiglie di api, gli apicoltori inseriscono all’interno delle arnie delle miscele zuccherine a base di prodotti naturali, solitamente in forma liquida nei periodi estivi e solida in quelli invernali. Il problema è che i cambiamenti climatici hanno aumentato la frequenza del ricorso alle nutrizioni di soccorso. il prolungamento delle temperature estive fino a ottobre e addirittura novembre fa in modo che le api restino in attività anche in assenza delle fioriture; in questo modo sono costrette ad attingere alle scorte per l’inverno e, quando queste finiscono, precisa la Coldiretti, a dipendere dall’aiuto esterno.
Il pericolo ora è che il crollo della produzione favorisca le importazioni e le truffe, considerato che nel 2023 sono state sequestrate 356 tonnellate di miele irregolare proveniente da Paesi, come Cina, Argentina, Brasile e Ungheria.
Nei primi quattro mesi del 2024 gli arrivi sono aumentati dell’11% secondo l'analisi Coldiretti su dati Istat, con prodotto di bassa qualità acquistato a prezzi stracciati per essere poi venduto come nazionale. Per evitare di consumare prodotti di bassa qualità e sostenere i circa 75mila apicoltori italiani che gestiscono 1,6 milioni di arnie, la Coldiretti consiglia di controllare sempre l’origine in etichetta. La legge impone che la parola «Italia» sia presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale; se proviene da più Paesi dell’Unione Europea, l’etichetta deve indicare "miscela di mieli originari della Ue» specificando i Paesi di origine; se, invece, da Paesi extra Ue, deve riportare «miscela di mieli non originari della Ue» con i nomi dei Paesi. Nel caso di un mix, l’etichetta deve indicare «miscela di mieli originari e non originari della Ue», con i relativi nomi dei Paesi.
Ancora nessun commento