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Esposto Codacons a Corte dei Conti di 10 regioni sugli autovelox: "Accertare danno erariale"

Il caso delle apparecchiature sequestrate dalla Procura di Cosenza

E’ stato presentato l’esposto del Codacons alla Corte dei conti di 10 regioni italiane (Liguria, Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Piemonte, Basilicata, Molise, Puglia, Calabria e Sicilia) sul caso degli autovelox sequestrati dalla Procura di Cosenza, esposto finalizzato ad accertare i danni erariali derivanti dalle illegittimità riscontrate dalla magistratura calabrese. «La Corte di Cassazione ha precisato che è nulla una sanzione elevata con un autovelox approvato ma non omologato. - scrive il Codacons nell’esposto - 'In tema di violazioni del codice della strada per superamento del limite di velocità, è illegittimo l'accertamento eseguito con apparecchio autovelox approvato ma non debitamente omologato, atteso che la preventiva approvazione dello strumento di rilevazione elettronica della velocità non può ritenersi equipollente, sul piano giuridico, all’omologazione ministeriale.

La Cassazione ha precisato altresì che 'Tutte le apparecchiature di misurazione della velocità dei veicoli devono essere sottoposte a verifiche periodiche di funzionalità e taratura, ed in caso di contestazioni circa l’affidabilità dell’apparecchio il giudice è tenuto ad accertare se tali verifiche siano state o meno effettuatè. Pertanto i Comuni competenti per territorio avrebbero dovuto sottoporre a verifiche periodiche gli autovelox che ad oggi risultano illegali. Il fatto descritto dunque potrebbe comportare una raffica di ricorsi giurisdizionali dei cittadini cui sono state notificate le multe comminate in virtù di tali autovelox non a norma con la conseguenza che tutti i Comuni destinatari dei ricorsi dovranno impiegare tempo e risorse economiche per la difesa in giudizio, per il pagamento delle spese legali e dei rimborsi. E’ chiaro che tutto ciò comporta un ingente danno all’Erario" Per tali motivi il Codacons, che si dice in ogni caso favorevole a sanzionare con la massima severità chi supera i limiti di velocità e mette a rischio la vita altrui, ha chiesto alle Corti dei Conti regionali di «verificare ed accertare se nei fatti esposti possano configurarsi sprechi di denaro pubblico».

La società produttrice: "Nostri autovelox hanno sempre avuto provvedimenti ministero"

«La nostra azienda produce e commercializza da oltre venti anni i sistemi di rilevamento della velocità, che hanno sempre goduto dei necessari provvedimenti ministeriali normativamente previsti». Lo afferma in una nota il presidente del Cda di Kria Srl, la società produttrice del modello di autovelox disattivati e posti sotto sequestro lunedì scorso in varie regioni italiane disposto nell’ambito di un’inchiesta condotta dalla Polizia stradale e coordinata dalla Procura di Cosenza. «Il provvedimento di sequestro preventivo (già impugnato dai legali di nostra fiducia) disposto dal Gip di Cosenza, nel contesto normativo e giuridico attuale - prosegue la nota - si fonda su presupposti che non riteniamo siano condivisibili, anche perché già oggetto di provvedimento analogo lo scorso anno (luglio 2023) allorché è stata disposta la medesima misura nell’ambito del medesimo procedimento penale, che è stata, poi, quasi immediatamente, cassata (dissequestro) dal Tribunale di Cosenza, in sede di riesame. La querelle ruota, nuovamente, sulla annosa problematica 'approvazione/omologazionè ministeriale dei dispostivi, che ha ripreso vigore (anche per la Procura) all’esito della ordinanza della Corte di Cassazione dello scorso mese di aprile. Premesso che il disposto della Corte di Cassazione non è certo 'elemento di novità' (sotto il profilo prettamente giuridico) rispetto alla pronuncia (positiva) della quale lo scorso anno hanno goduto i nostri dispositivi con il provvedimento del Tribunale di Cosenza, certo è che il merito della vicenda appare da un lato fuorviante (non vi è dubbio che, in ragione della normativa vigente e dei provvedimenti e delle circolari e ministeriali, sia legittima la 'approvazionè dei dispostivi in luogo della 'omologazionè) ma, dall’altro anche grottesca, in ragione del fatto che, per come noto a tutti, non vi è alcun dispositivo (che accerta la velocità) su tutto il territorio italiano (inclusi quelli utilizzati dalle forze dell’ordine e dalla polizia stradale) che goda di omologazione». «Epperò - sostiene la società - con 'causalè e 'sfortunatà ricorrenza, a distanza di un anno esatto, sono stati nuovamente sequestrati solo dispositivi prodotti dalla nostra azienda e tutti gli altri (pur ritrovandosi nelle medese condizioni fattuali e giuridiche) no! Siamo fiduciosi sull'operato della magistratura e sull'esito del riesame, ma resta il forte rammarico e l’amarezza per quanto accaduto (anzi, 'riaccadutò), anche in ragione di una evidente disparità di trattamento rispetto ai dispostivi prodotti dai nostri competitor». «Siamo, però, certi - conclude la Kria - che tali vicende non possono e non riusciranno ad offuscare e pregiudicare il buon nome e l’immagine che la nostra azienda (leader da anni nel settore) si è conquistata nel mercato, sia nazionale che estero, grazie ad una storia che parla di eccellenza tecnologica italiana e a dispositivi che hanno guadagnato le prime pagine delle più prestigiose riviste di settore sin dal 2008, e che sono installati dai nostri distributori in cinque continenti».

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1 Commento

marini

02/08/2024 15:46

Accertare danno agli automobilisti spremuti come limoni dalle tasse e multe per fare cassa.

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