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Emergenza carceri, Nordio: "In comunità chi ha i requisiti"

Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, durante la conferenza stampa al termine del Consiglio dei Ministri, Roma, 7 giugno 2023. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

Mentre le carceri italiane continuano ad essere teatro di proteste, più o meno violente, il governo cerca strade per arginare una emergenza fatta di sovraffollamento, fatiscenza delle strutture, organico della penitenziaria e suicidi che hanno raggiunto la drammatica quota di 63 casi. Nelle ultime settimane nei penitenziari il clima è pesante con iniziative da parte dei detenuti oramai con frequenza quotidiana. Tra luglio e agosto proteste, sfociate anche in aggressioni ad agenti, si sono registrate in moltissimi penitenziari. Tensioni, che hanno riguardato anche le strutture per i minori a Vibo Valentia, Prato, Velletri, Rieti, Terni, Biella, Caltagirone e negli ultimi giorni a Torino, Roma, Palermo e Bari dove venerdì sera, per alcuni minuti, una infermiera è stata presa in ostaggio e un agente intervenuto per difenderla è stato picchiato. Nel capoluogo pugliese, spiegano fonti qualificate, «non è stata né una rivolta né una protesta e non ha a che fare con il sovraffollamento: quattro detenuti, due dei quali alticci, hanno forzato l’ingresso della cella ed essendoci un solo agente della polizia penitenziaria, hanno avuto gioco facile». In questo quadro il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, è chiamato ad intervenire e pensa ad una serie di iniziative che potrebbero viaggiare in parallelo con quanto previsto nel decreto approvato ad inizio mese e i cui risultati, per sua stessa ammissione, non arriveranno «prima di due o tre mesi». L’ipotesi è quella di intervenire in primo luogo sul sovraffollamento: al 31 luglio sono oltre 61 mila le persone detenute in carcere a fronte di una capienza regolamentare che si ferma a 51.207. Il ministero di via Arenula prende in esame la possibilità di trasferire in comunità quella fetta di detenuti che si trova in custodia cautelare o in esecuzione pena "ma che non dovrebbero essere li».

«Di questi 16mila - afferma Nordio - ce ne sono migliaia» che «hanno i requisiti per poter andare agli arresti domiciliari, i magistrati li ritengono tali, ma il punto è che non hanno un posto dove andare. Allora noi vogliamo creare la possibilità di inviarli in domicili protetti», nelle comunità. Si tratta, a detta del ministro, quasi esclusivamente di cittadini stranieri arrivati clandestinamente, senza un lavoro, con debiti contratti con traghettatori e magari sono finiti a rubare o a spacciare droga». Il ministro ammette di non avere «la bacchetta magica per creare queste strutture» ma «dobbiamo fare i bandi per trovarle». Proposte che, gioco forza, devono tenere conto delle due anime che agitano la maggioranza: quella di Fdi contraria a qualsiasi forma di provvedimenti «svuota carceri» e quella di Forza Italia che si dice «contraria ad amnistia e indulto», ma "ritiene - afferma Maurizio Gasparri, presidente dei senatori di Fi - che per detenuti anziani, gravemente ammalati, ma soprattutto per i tossicodipendenti, gli arresti domiciliari nelle comunità terapeutiche rappresentino una valida alternativa». Per le opposizioni l’esecutivo sta «incredibilmente sottovalutando la gravità della situazione». «La risposta che propongono i sottosegretari Delmastro e Ostellari - sottolinea Franco Mirabelli del Pd - a una situazione esplosiva qui ed ora è quella di costruire nuove carceri nei prossimi anni. È sempre più chiaro che per la destra il carcere deve, e vogliono che sia, solo luogo di sofferenza e di punizione». Per il garante dei detenuti complessivamente sono circa 8 mila le persone che devono scontare meno di un anno di carcere e 21.075 quelle con una condanna residua di tre anni. Samuele Ciambriello, portavoce della conferenza nazionale dei garanti ribadisce che «l'applicazione della detenzione domiciliare per gli ultimi diciotto mesi c'è ma va promossa e incrementata, rimuovendo ostacoli e ritardi. Nel nostro documento, presentato al ministro, abbiamo scritto che si può partire da misure immediatamente deflattive, come la proposta Giacchetti sulla liberazione anticipata speciale applicandola retroattivamente o dalla via maestra di un provvedimento di clemenza».

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