La passione per il calcio e l’ammirazione per un campione come Roberto Baggio gli erano valse il soprannome di Bija o Bidja. L’indole assai meno nobile per il business del contrabbando e il traffico di esseri umani avevano, invece, fatto scattare un’inchiesta a carico dell’uomo - ucciso a Tripoli a colpi d’arma da fuoco nella sua blindata - da parte della procura di Agrigento: i pm, indagando per le violenze nei centri di detenzione libici, da dove poi venivano trasportati migliaia di migranti in Sicilia, e in particolare, a Lampedusa, hanno avviato diversi segmenti di indagine. Uno di questi ha poi portato a tre condanne, decise però al tribunale di Messina, perché tre uomini della sua cellula erano stati fermati all’hotspot della città peloritana. Il comandante dell’Accademia libica, Abdul Rahman Milad, vittima di un agguato a Tripoli, era ritenuto dall’Onu e dalla Corte internazionale dell’Aja uno dei maggiori organizzatori del traffico di migranti della Libia sulla rotta che porta in Italia. Un efferato criminale secondo le Nazioni Unite. Nel suo Paese era stato sottoposto nel 2020 a un breve periodo di detenzione prima di ottenere persino un incarico istituzionale. Alla procura di Agrigento, oltre che alla Dda di Palermo, competente per i traffici di esseri umani, da anni si indagava sulla sua figura. A lungo, sulle coste di Lampedusa, sono approdate decine di migliaia di migranti passando dai centri di detenzione libici. L’inchiesta avrebbe appurato legami tra Bija e tre torturatori arrestati in Sicilia 4 anni fa e condannati a 20 anni di carcere ciascuno. Tra le numerose deposizioni raccolte dalla polizia di Agrigento, una risale proprio al 2019 ovvero l’anno delle forti contrapposizioni politiche fra ong e governo Italiano legate ai migranti. Gli agenti a Lampedusa avevano interrogato separatamente alcuni migranti transitati da Zawiyah, sulla costa nel tratto fra Tripoli e il confine tunisino, e salvati nel luglio 2019 dalla barca a vela «Alex», della piattaforma italiana «Mediterranea». Da lì erano arrivate numerose conferme del ruolo di Bija e dei suoi uomini. Le indagini, come sempre in questi casi, sono rimaste un pò bloccate per le complicazioni legate ai rapporti con lo stato libico.