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La corsa alla presidenza degli Stati Uniti, Trump: "Odio Taylor Swift"

Donald Trump odia Taylor Swift. E ci tiene a farlo sapere scrivendolo, a caratteri cubitali, in un post sul suo social network 'Truth'. «Odio Taylor Swift» scrive l’ex presidente e candidato repubblicano nelle elezioni di novembre pochi giorni dopo che la popolarissima cantautrice statunitense ha dato il suo endorsement alla vicepresidente e candidata democratica Kamala Harris. Nelle settimane precedenti si era fatto un gran parlare dei fake diffusi dalla campagna di Trump in cui si attribuiva a Taylor Swift l’endorsement all’imprenditore, ma il primo accenno del leader repubblicano alla cantautrice risale al febbraio scorso quando si disse sicuro che «in alcun modo la giovane artista avrebbe potuto sostenere «il corrotto Joe Biden» ed «essere sleale nei confronti dell’uomo che le ha fatto guadagnare così tanti soldi».

Il riferimento di Trump, anche quello fatto su Truth, era ovviamente a se stesso, dal momento che si è definito «responsabile» del Music Modernization Act. La legislazione del 2018 ha costituito una radicale riforma della legge sul copyright, aggiornando le regole sulle royalty e sulle licenze per aiutare i musicisti nell’era dello streaming. Ci sono voluti anni per elaborarla ed è stata approvata all’unanimità dalla Camera e dal Senato. «Joe Biden non ha fatto nulla per Taylor e non lo farà mai», scrisse Trump quando ancora il presidente era in corsa per un nuovo mandato. Ma Dina LaPolt, uno degli avvocati dietro l’MMA, ha sostenuto che nemmeno Trump l’ha fatto, anzi: «non ha fatto nulla su questa legge se non firmarla».
Il peso dell’endorsement di Taylor Swift deve ancora essere valutato. Secondo un sondaggio pubblicato oggi da ABC News/Ipsos, nè il dibattito della scorsa settimana, in cui la candidata democratica Kamala Harris ha ottenuto una performance migliore, nè il sostegno della cantaautrice hanno permesso alla vicepresidente di staccare Trump nella corsa alla Casa Bianca.

Così, mentre prima del dibattito Harris era quattro punti avanti su Trump (50% contro 46%), dopo il dibattito di Philadelphia Harris è cinque punti davanti a lui (51% contro 46%), con una leggera variazione di un punto. Solo il 6% degli intervistati afferma che il sostegno della pop star ad Harris li rende più propensi a votare per lei. Il 13%, tuttavia, afferma che ciò li rende meno propensi a sostenere Trump e l’81% afferma che non fa differenza. Secondo il sondaggio, il 58% degli americani ritiene che Harris abbia vinto il dibattito (36% Trump), un cambiamento rispetto allo scontro Biden-Trump di giugno, in cui il repubblicano era considerato il vincitore dal 66% degli elettori. L'indagine condotta su 3.276 adulti rileva un leggero calo nella quota dei sostenitori di Trump che lo sostengono fortemente: il 56%, in calo rispetto al 60% di fine agosto. Nel frattempo, il 62% dei sostenitori di Harris afferma di sostenerla fortemente.
Tuttavia, Trump mostra un vantaggio in un altro indicatore: mentre il 42% lo definisce troppo conservatore, il 47% definisce Harris troppo liberale, uno dei principali argomenti che la campagna repubblicana usa contro la candidata democratica. Con 51 giorni rimasti prima che gli americani si rechino alle urne il 5 novembre, i sondaggi nazionali continuano a mostrare Harris come il favorito. Secondo il portale FiveThirtyEight, che compila una media tra i sondaggi, Harris precede Trump dal 48% al 45,4%. Tuttavia, poichè negli Stati Uniti le elezioni non si svolgono direttamente ma attraverso 538 elettori, divisi proporzionalmente tra i 50 stati del paese (più il Distretto di Columbia), la chiave di queste elezioni continuerà a essere negli stati-chiave come la Pennsylvania, la Georgia o il Wisconsin, dove la differenza è minima.

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