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Giulia Cecchettin, il padre Gino chiede un risarcimento per 1 milione di danni: "A Turetta non avrei nulla da dire"

Gino Cecchettin ha chiesto a Filippo Turetta, tramite un’istanza presentata dal suo legale, un milione di euro come risarcimento dei danni subiti per l’omicidio della figlia. La Corte d’Assise di Venezia ha accolto le richieste di costituzione di parte civile presentate dai familiari, mentre ha escluso cinque associazioni impegnate in attività contro la violenza di genere e i Comuni di Fossò e Vigonovo.

Le parole di Gino Cecchettin al processo

«Non c'è giorno in cui non pensi alla mia Giulia e a tutto quello che ho perso con lei. Se vedessi Filippo? Il danno ormai lo ha fatto. Non avrei nulla da dirgli». Sono come pietre, pur se espresse col solito tono pacato, le parole di Gino Cecchettin nel giorno in cui, con l'inizio del processo a Filippo Turetta, gli è toccato un’altra volta mostrare in pubblico un dolore che non può diminuire.

L'inizio del processo

Elegante, con la spilletta della Fondazione per Giulia attaccata al rever del vestito blu, Cecchettin si è concesso alla ressa di giornalisti e fotografi al termine della prima udienza "tecnica", che ha aperto il processo in Corte d’Assise a Venezia. I fratelli di Giulia, Elena e Davide, non sono venuti: "stamattina a casa non ho parlato del processo, ho salutato tutti come ogni giorno e sono venuto qui» ha spiegato Gino. "Oggi è un giorno di grande dolore, come tutti gli altri del resto».

La fiducia nella giustizia

Nelle dichiarazioni di Cecchettin non c'è mai stata la parola vendetta: «sono sicuro che il Giudice, il collegio, sapranno ben giudicare quanto è successo, con la pena giusta che sarà stabilita dalla giuria». E non gli interessa, "se sarà un processo veloce o lungo, anche se per me è uno stillicidio, non sto assolutamente bene: ogni giorno penso a Giulia».

L'assenza di Filippo Turetta in aula

Turetta non si è visto in aula, come aveva anticipato il suo difensore, per evitare almeno all’inizio la spettacolarizzazione mediatica. Un’assenza che lascia indifferente il papà di Giulia: «è a sua discrezione venire o meno al processo, non sta a me giudicare» risponde. Ma quando gli chiedono se ha «paura» di poter incrociare in aula una prossima volta gli occhi di Filippo Turetta, Gino Cecchettin è gelido: «Perché dovrei aver paura? A Filippo non avrei niente da dire». Cecchettin non ha voluto anticipare se parteciperà personalmente alle prossime udienze.

Il silenzio tra le famiglie Cecchettin e Turetta

In aula oggi non c'erano nemmeno i genitori di Filippo, Nicola Turetta ed Elisabetta Martini, che da quando il figlio è in carcere hanno eretto un muro con il mondo esterno. Anche per i Cecchettin il rapporto con loro pare un capitolo, se non chiuso, perlomeno sospeso: «I Turetta - dice ancora Gino - non li sento da tempo. Non c'è rancore, tutti abbiamo le nostre colpe. Se mi scrivono io rispondo sempre. L’ultima volta li ho sentiti risale a molto tempo fa, quando sono uscite le indiscrezioni sull'interrogatorio di Filippo in carcere».

La battaglia di Elena Cecchettin

«Ora - conclude Gino Cecchettin - porto avanti la battaglia che ha iniziato mia figlia Elena con la Fondazione, che si basa sui valori di Giulia».

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