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Strage in famiglia a Nuoro: chi era Roberto Gleboni, l'operaio gentile con la passione per le armi

Cinquantadue anni, operaio forestale, sindacalista Cisl, appassionato di armi sportive, ma soprattutto incensurato, mai nessuna denuncia o segnalazione di violenze in ambito familiare. Una vita apparentemente normale quella di Roberto Gleboni, che stamattina ha compiuto una strage, uccidendo la moglie Maria Giuseppina Massetti, 43 anni e la figlia Martina, 25, ferendo altri due figli, un vicino di casa e la madre di lui.

Una violenza che sembra stonare con l’apparente normalità di una famiglia che sembrava senza ombre.
«Roberto era una persona tranquillissima, molto disponibile. Giorni fa mi avevano rubato la macchina e lui mi voleva prestare la sua, sapendo che mi serviva - dice il vicino di casa Armando Lodi - una persona tranquilla, disponibile con il prossimo e amante degli animali. Era un operaio forestale, guidava i mezzi».
«Mai sentito nulla, un litigio un problema - spiega un anziano che abita al primo piano di una palazzina limitrofa a quella della strage - Roberto era il più socievole, si fermava a parlare con noi.

Due giorni fa li ho visti insieme, Roberto e la moglie, mentre tornavano dal supermercato dove avevano fatto la spesa. Stamattina tuonava e non ho sentito gli spari, ci siamo accorti di quello che era successo dalle sirene delle ambulanze».

Stesse parole anche dai condomini della palazzina: «Sono sgomenta e incredula - dice una donna che attende di entrare nel palazzo dove al primo piano vive la figlia - Sembravano una coppia affiatata, mia figlia che abita al piano di sopra non ha mai sentito un dissidio familiare in questa famiglia. La moglie poi era gentilissima: sabato scorso era salita nell’appartamento di mia figlia che aveva avuto problemi di salute per misurarle la pressione. Quello che è successo non ha una giustificazione c'è solo dolore».

Una tranquillità che traspare anche dalla dedica che Martina, la figlia uccisa anche lei con un colpo alla testa, aveva voluto apporre sulla sua laurea: «A mia madre, che ci ha creduto prima che ci credessi io. A mio padre, l’amore più grande della mia vita».
Per provare a chiarire cosa sia successo nell’appartamento dell’orrore saranno sentiti nuovamente parenti, amici e vicini di casa della coppia e ma gli inquirenti attendono anche il racconto dei sopravvissuti. E nuovi elementi potrebbero arrivare dalle autopsie sui corpi delle vittime e dell’omicida, che saranno effettuate sabato mattina al cimitero di Nuoro dal medico legale Roberto Demontis.

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