L'omicidio di Manuel Mastrapasqua a Rozzano, il killer: "Volevo prendergli tutto per rivenderlo"
«Quando ho visto il ragazzo volevo prendergli tutto nel senso soldi, cellulare, cose che potevo rivendere. Anche le cuffie le ho prese per rivenderle, ma non so quanto ci avrei fatto. Tutto quello che avrei avuto lo avrei venduto. Non mi sono accorto che il coltello fosse sporco di sangue. L’ho buttato perché mi è venuto d’istinto». E’ un passaggio dell’interrogatorio reso al gip Domenico Santoro, da Daniele Rezza, il 19enne per cui è stato convalidato il fermo e disposto il carcere, per l’omicidio di Manuel Mastrapasqua avvenuto nella notte tra giovedì e venerdì. «Ho buttato le cuffie dove c'è l’Area 51 in via Lombardia in una pattumiera pubblica di colore verde». E’ Maurizio Rezza, il padre di Daniele, che spiega agli inquirenti di avere gettato via l’oggetto «del valore di 14 euro» che sarebbe stato 'causà dell’omicidio di Manuel Mastrapasqua. L’uomo, sentito il 12 ottobre, riferisce ai carabinieri anche che il figlio gli disse che «forse aveva tirato una pugnalata a un ragazzo, poi si è messo a ridere». Sentito come testimone ma avvisato della possibilità di non rispondere in quanto congiunto della persona fermata, dà la sua versione su cosa accadde la sera del delitto confessato dal figlio. «Quella sera è arrivato tardi a casa e siccome lui tante volte ne ha combinate diverse e quella sera mi ha detto 'ho fatto a botte con unò, gli ho chiesto se mi prendesse in giro: ha detto di no. Aveva portato a casa delle cuffie. Il giorno dopo mi ha chiesto di buttarle. Mi era venuto il dubbio che scherzasse sul fatto che aveva fatto a botte perchè tante volte lo aveva fatto». Maurizio Rezza racconta che il figlio «era tornato a casa alle 3». «Ho il dubbio che sia passato prima da casa e poi se ricordo bene perchè era fuori dal pomeriggio dalle 15.00. Credo che sia rientrato per poi riuscire, mi disse che voleva fare due passi perchè era arrabbiato dato che aveva litigato con dei nigeriani. Sono sceso a cercarlo verso le 02.40 ()E' rientrato in casa e lì mi ha detto che aveva litigato con un altro ragazzo, gli detto di smetterla di scherzare. Mi ha detto che forse gli aveva tirato una pugnalata, poi si è messo a ridere. Non so se era ubriaco o aveva fumato qualcosa. Gli ho detto di smetterla di scherzare ed è andato a letto. Il giorno dopo mi ha chiesto di andare a buttare le cuffie, ma non sapevo cosa avesse fatto. Le ho buttate, dove c'è l’Area 51in via Lombardia in una pattumiera pubblica di colore verde». Il padre afferma di essersi accorto dell’omicidio il giorno dopo. «Quando mi sono svegliato ho letto le cronache di Rozzano e dell’omicidio e ho iniziato a collegare con quello che mi aveva detto e non sapevo cosa dovevo fare. Vedevo mio figlio nervoso e gli ho chiesto se fosse stato lui e ha detto sì e poi no e non capivo se scherzasse. E la cosa è finita lì. Poi stamattina mi ha chiesto se lo accompagnavo alla stazione ferroviaria di Pieve Emanuele perchè voleva andare via da qua e andare a trovare, non so se a Torino o Alessandria, un suo amico». Il testimone ha anche spiegato che il ragazzo soffre di una patologia da piccolo e deve prendere un farmaco che può avere interazioni con l’alcol. «Gli devo stare dietro perchè si dimentica di prenderlo» ha aggiunto