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Danni per 10 milioni, Sicilia in ginocchio dopo l'alluvione. Primi aiuti per strade e fiumi

Il governatore Schifani riunisce la giunta: ecco il piano. La Protezione Civile: «Per la siccità cambia poco...»

La conta dei danni è ancora in corso. E in base a una prima stima potrebbe raggiungere alla fine i 10 milioni. Nel primo monitoraggio arrivato ieri sul cellulare del capo della Protezione civile, Salvo Cocina, sono comprese pure case distrutte e aziende messe in ginocchio. Anche se la giunta deciderà oggi di stanziare i primi aiuti solo per strade da liberare dalle frane, argini dei fiumi da ripristinare e costoni rocciosi da mettere in sicurezza.

A meno di 48 dalle alluvioni che hanno colpito la Sicilia, Renato Schifani riunirà il governo oggi pomeriggio e dichiarerà lo stato di emergenza per i gravi danni causati dalle piogge.

In più verranno stanziati i fondi per 4 interventi certi. Il primo riguarda la foce del fiume Salso, nell’Agrigentino: sarà avviato un intervento urgente per rimuovere i detriti che ostruiscono il regolare deflusso dell’acqua verso il mare. Il secondo intervento che verrà finanziato oggi mira a superare una frana enorme che ha causato la chiusura al transito dell'intera sede stradale e la sospensione di alcune attività commerciali nell’Ennese, vicino Pergusa, dove un lungo tratto è tutt’ora chiuso.

E poi ci sono due interventi urgenti a Ginostra e Stromboli. Col primo saranno rimossi i detriti alluvionali che rendono impraticabili diverse strade del centro abitato. Col secondo verranno effettuati interventi per la rimozione dei detriti che ostacolano la circolazione lungo alcune arterie dell'isola.

«La Regione è determinata a intervenire con rapidità per affrontare questa emergenza e supportare le comunità colpite» ha detto ieri Schifani aggiungendo che la copertura finanziaria «sarà assicurata attraverso il Fondo spese impreviste e urgenti del bilancio regionale che sarà, se necessario, rimpinguato». E non a caso ieri anche il presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno, ha assicurato «il massimo impegno del Parlamento per intervenire con provvedimenti urgenti e straordinari».

Le altre emergenze riguardano due strade nel Nisseno: la statale 191 all’altezza di Mazzarino e la 190 all’altezza di Butera. Problemi anche a Bompietro, nell’Ennese. Tutte o quasi dovrebbero riaprire al traffico fra oggi e domani, così come la linea ferroviaria nel tratto compreso tra Caltanissetta Xirbi e Dittaino.

La Regione si muoverà quindi per la sistemazione dei danni nelle aree di interesse pubblico. Mentre nulla è previsto al momento per case e aziende, il cui iter seguirà un percorso diverso e quindi più lungo che coinvolge lo Stato. «In queste ore difficili - ha concluso Schifani - tutto il governo regionale è mobilitato per fronteggiare i danni. La sicurezza dei cittadini e il ripristino della viabilità sono le nostre priorità. E interverremo con decisione per garantire un ritorno alla normalità nel più breve tempo possibile. Nessuno sarà lasciato solo: il governo regionale è al fianco delle comunità colpite e farà tutto il possibile per affrontare e risolvere questa emergenza con celerità».

Il capo della Protezione civile regionale, Salvo Cocina, ieri ha anche fatto un bilancio delle piogge del fine settimana da un altro punto di vista: «Nella sola giornata di sabato sono piovuti mediamente 150 millimetri di pioggia, con punte di 200 nella zona di Riesi. Una enormità».

Eppure tanta acqua non cambierà le condizioni della Sicilia sul fronte dell’emergenza idrica. Cocina dà una spiegazione che va al di là delle immagini passate nei Tg: «È piovuto tanto ma nelle zone sbagliate, cioè in quelle meno vicine agli invasi. Speravamo piovesse sull’Ancipa, sul Fanaco, sullo Scanzano e sul lago di Piana degli Albanesi. Ma non è andata così. La pioggia è stata più abbondante altrove. È un bene ugualmente, perché ha permesso alle falde acquifere di rimpinguarsi ma per i laghi serviva altro». Cocina fa un esempio ancora più chiaro: «Malgrado le piogge che abbiamo visto, il livello dell’acqua nell’Ancipa è cresciuto di appena 20 centimetri». E tuttavia il capo della Protezione civile vede almeno un dato inequivocabile: «Dopo 16 mesi di siccità probabilmente si è rotto quel muro di clima caldo e secco che sbarrava la strada alle piogge autunnali. Speriamo bene...».

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