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Caso banche dati strategiche, tra gli indagati Leonardo Maria Del Vecchio e il banchiere Matteo Arpe

Sarebbero migliaia le informazioni prelevate dalle banche dati strategiche nazionali, stando alle indagini della Dda di Milano e della Dna che ieri ha portato a 6 misure cautelari, tra cui i domiciliari per l’ex "super poliziotto" Carmine Gallo.

Tra gli indagati, che rispondono di concorso negli accessi abusivi della presunta organizzazione - composta da hacker, consulenti informatici e appartenenti alle forze dell’ordine e con al centro pure intercettazioni abusive - figurano Leonardo Maria Del Vecchio e Matteo Arpe. Nell’inchiesta sono coinvolti anche ex dipendenti di un’altra società di investigazione, la Skp di Milano.

I pm: sono decine gli indagati nel caso delle banche dati

Sono «alcune decine» gli indagati nell’inchiesta milanese su un presunto dossieraggio su larga scala, soprattutto nel mondo della imprenditoria e della finanza. Lo ha spiegato in conferenza stampa il pm della Dda di Milano Francesco De Tommasi. Il procuratore Marcello Viola ha chiarito che l’inchiesta, condotta dai carabinieri del Nucleo investigativo di Varese, è iniziata «nel 2022» e ha messo in luce una «articolata rete di persone che per finalità di profitto e altra natura ha acquisito e prelevato dati» soprattutto dallo Sdi, ossia la banca dati interforze su precedenti di polizia. Tra i reati contestati, oltre a quelli già emersi, ci sono anche la «detenzione e installazione di apparecchiature» per intercettazioni abusive e il «favoreggiamento personale». Al centro dell’indagine, come emerso, la società milanese Equalize di proprietà di Enrico Pazzali (indagato) e amministrata dall’ex poliziotto Carmine Gallo (ai domiciliari). Sono coinvolte «anche altre società», tre in totale quelle sequestrate, «dello stesso genere», ossia che si occupano di investigazioni e analisi del rischio, anche per conto di imprese, e che avrebbero seguito un binario illecito di raccolta dati per quei dossier. E così sarebbero state raccolte "informazioni anche pregiudizievoli su persone», società e imprese.

"Volevano violare le strutture informatiche"

Nell’inchiesta sulla presunta attività di dossieraggio vi sono «conversazione intercettate" nelle quali gli indagati dicevano di voler acquisire informazioni riservate anche «con la diretta violazione delle strutture informatiche e sul punto si faranno opportune verifiche tecniche» per trovare «riscontri» a quei propositi. Lo ha spiegato il procuratore di Milano Marcello Viola nella conferenza stampa. Viola, con a fianco il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo, ha spiegato che tra le «attività illegali" dell’organizzazione, che realizzava su commissione «i report», sono state effettuate anche «riprese video» e «registrazioni di conversazioni destinate ad essere diffuse», oltre che acquisizioni illecite di «chat whatsapp, mail», ma anche "tabulati telefonici» e l’utilizzo di apparati per rilevare il "posizionamento» di cellulari. Per quest’ultima attività il gruppo si avvaleva di «soggetti svizzeri». Nella conferenza stampa è stato spiegato che la presunta associazione per delinquere solo lo scorso anno avrebbe ottenuto profitti illeciti vendendo queste informazioni per «centinaia di migliaia di euro».

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