«Il calcio è una festa. E tu festa la puoi fare quando stai bene, quando la tua famiglia sta bene, quando tutti stanno bene. Quando la gente non sta bene non si può fare festa. Il calcio per me deve fermarsi, perché il calcio è la cosa più importante ma anche la meno importante. Noi però ci siamo dentro, non siamo quelli che comandano e ci adattiamo». Così Carlo Ancelotti, in conferenza stampa, alla vigilia di Real Madrid-Milan. «E' stata una settimana tragica e siamo tristi - aggiunge -. Siamo vicini a Valencia e a tutti i paesi coinvolti, vorrei anche sottolineare quanto sia difficile parlare di calcio, così come giocare». «Spero che comprendiate che in questo momento mi rimane difficile parlare di calcio, non ne avrei voglia - dice ancora l’allenatore del Real Madrid -, perché noi facciamo parte di questo paese e siamo molto scossi da quanto successo. Per rispetto di tutti, cercherò di fare una conferenza stampa semplice, perché non ho alcuna voglia di parlare di calcio nonostante la partita di domani, contro il Milan, sia per me speciale». «Ciò che è successo ci colpisce, è incredibile e terribile - continua Ancelotti -. Abbiamo preparato il match perché siamo professionisti, ma siamo stati chiari: nessuno avrebbe voluto giocare, e ame sembrava la decisione più corretta. Però non decidiamo noi, il potere che abbiamo è uguale a zero». «Non voglio dare un’opinione o valutare ciò che la politica ha fatto questa settimana - prosegue -. Non ho questo compito, ma solo la tristezza di vedere così tante persone colpite. Siamo nel 2024, con tutte le informazioni e gli strumenti che abbiamo nel mondo, e non siamo in grado di prevenire una tragedia del genere». «Arrabbiati per il Pallone d’Oro? No, siamo tristi per i fatti di Valencia, è qualcosa di incredibile"; prosegue l'allenatore del Real Madrid, mentre in Spagna continua a far discutere, e a provocare polemiche, la decisione della Liga guidata da Javier Tebas di far disputare comunque, a parte Valencia-Real Madrid e Villarreal-Rayo Vallecano, le partite della 12/a giornata di campionato. I club non avrebbero voluto scendere in campo, e le critiche, anche dure, verso chi ha deciso che si giocasse comunque sono arrivate da varie parti, anche da tecnici del calibro di Diego Simeone dell’Atletico Madrid e Hansi Flick del Barcellona, decisamente contrariati di non poter mostrare solidarietà verso le vittime dell’alluvione, la 'Dana', nella zona di Valencia. Alla fine quindi si è giocato, il Barça ha vinto 3-1 il derby con l’Espanyol, mentre l’Atletico si è imposto per 2-0 sul Las Palmas, con Giuliano Simeone, figlio dell’allenatore, che dopo aver segnato la prima rete dei suoi ha mostrato una maglia con un messaggio di sostegno e speranze in dialetto valenciano ("Força I Anims") per le vittime e coloro che sono stati comunque colpiti da questa tragedia. Stessa cosa ha fatto Pavblo Fornal del Betis dopo aver degnato contro l'Athletic Bilbao: ha mostrato una maglia con la scritta «Fuerza Valencia» sulle spalle. La situazione causata dal maltempo è ancora complicata, al punto che oggi il Barcellona ha potuto allenarsi soltanto in palestra a causa delle piogge molto abbondanti che hanno colpito la città, e fatto scattare l’allarme rosso in alcuni 'municipì catalani. Intanto il Valencia ha rivolto alla federcalcio spagnola una richiesta ufficiale di rinvio della partita del primo turno di Coppa del Re contro il Parla Escuela-Fair Play in programma mercoledì. Il club ha fatto presente di non essere ancora in condizioni di poter scendere in campo. «Tutte le nostre energie, le nostre attenzioni e il nostro appoggio - è scritto in una nota diffusa dal Valencia - devono essere concentrati sulle persone colpite dalla Dana». Secondo i media spagnoli, la richiesta del Valencia dovrebbe essere accolta, ed è molto probabile che venga disposto il rinvio di altre partite della coppa nazionale: Ejea-Hercules, e Pontevedra-Levante e Manises-Getafe.
Lucas Vazquez: 'Ha ragione Ancelotti,nostra opinione conta zero'
«Se noi calciatori abbiamo pensato di chiedere all’Uefa di non giocare? Il nostro tecnico (Ancelotti, ndr) ha ragione, la nostra opinione conta zero ora. Noi cerchiamo di essere professionisti e fare ciò che ci viene chiesto di fare». Così Lucas Vazquez, uno dei capitani del Real Madrid, alla vigilia della sfida di Champions League contro il Milan, ha parlato delle polemiche sul mancato stop al campionato spagnolo dopo il disastro di Valencia. Ma perché non ci si è voluti fermare, per via dei calendari calcistici fin troppo intasati? «Ci sono tante cose da considerare - la riposta di Vaazquez -. La comunicazione è complicata. Il calcio è un’industria, noi siamo gli attori principali di questa industria ma abbiamo poco potere, possiamo solo fare quello che ci chiedono di fare». «Noi siamo tristi per tutto quello che è successo e per come si sono sviluppate le cose - dice ancora -. E’ il momento di cercare di aiutare chi sta male, poi ragioneremo su come sono andate le cose». Come si sente, da cittadino, Lucas Vazquez? «Io sono triste per quello che è successo. Ci sono immagini dure. Abbiamo sofferto per quello che è successo, vedere tanta gente che ha perso tutto è difficile da spiegare. Io penso solo ad aiutare, qui non è il momento e il luogo per parlare di politica. Ma certo è complicato preparare una partita in queste condizioni».