L’attacco ai tifosi del Maccabi Tel Aviv
«Ci hanno teso un’imboscata: quando siamo usciti dalla metro in centro, ci aspettavano con mazze e coltelli». Per i tifosi del Maccabi Tel Aviv, quanto accaduto giovedì notte ad Amsterdam non ha nulla a che vedere col calcio. «Allo stadio c'era una bellissima atmosfera, quanto è successo fuori è tutt'altra cosa, qualcosa di ben organizzato», racconta all’ANSA Nimrod, un cittadino israeliano residente ad Amsterdam da oltre vent'anni. Insieme a due amici, Nimrod ha messo a disposizione la sua auto per i passaggi "sicuri", organizzati via chat in collaborazione con le autorità dello Stato ebraico per portare i tifosi israeliani rimasti barricati in hotel fino all’aeroporto, poiché «i taxi, e tanto meno i treni, oggi non erano sicuri».
Una “vera e propria caccia all’ebreo” ad Amsterdam
Quella che si è scatenata nella notte la comunità ebraica l'ha definita «una vera e propria caccia all’ebreo». Nei video circolati sui social si vedono bande di attivisti pro-palestinesi obbligare i passanti a mostrare i passaporti e accanirsi a calci contro cittadini israeliani. In un video, un uomo grida «non sono ebreo» per cercare di sottrarsi al linciaggio. Una violenza che ha portato uno dei rabbini più conosciuti di Amsterdam, Yanki Jacobs, a puntare il dito contro "tutti coloro che da mesi demonizzano tutto ciò che è israeliano o ebraico», chiedendo ora «di essere onesti e condannare le violenze».
Gli attivisti pro-palestinesi ribattono: “Un errore portare hooligan israeliani”
Per gli attivisti pro-palestinesi, radunati davanti al municipio per chiedere la liberazione degli oltre sessanta arrestati, la storia di giovedì notte è diversa. «È stato un errore far venire migliaia di hooligan da Israele qui ad Amsterdam. Questa partita non doveva giocarsi, sapendo quanto alta sia la tensione in certi quartieri e il modo in cui queste persone si comportano. Sono dei provocatori, ci sono decine di video di loro che strappano bandiere della Palestina dalle finestre, provocano e persino sputano su donne che indossano l'hijab», dice all’ANSA Jesse Sep Van Aalderen, attivista di Pal-Action Amsterdam.
Episodi isolati non giustificano la violenza, afferma la sindaca di Amsterdam
I commercianti vicino a Piazza Dam confermano che una bandiera palestinese è stata strappata da una finestra dai tifosi del Maccabi Tel Aviv di fronte alla fermata della metro Rokin, come raccontato all’ANSA dal titolare del negozio di souvenir situato sotto la finestra che ha riconosciuto il suo edificio nel video diventato virale sui social e che ha contribuito a infiammare d’odio la notte di Amsterdam. «Ma si è trattato di un incidente isolato, il comportamento di alcuni tifosi non giustifica assolutamente la violenza esplosa ieri sera», ha commentato la sindaca di Amsterdam, Femke Halsema, in una conferenza convocata d’emergenza a mezzogiorno, in cui ha annunciato un regime di sicurezza rafforzato per tutta la città: divieto di manifestazioni, divieto di coprirsi il volto e polizia autorizzata a perquisire chiunque desti sospetti.
Sinagoghe sotto protezione speciale durante Shabbat
Alle 16.42, quando il sole cala e si accendono le candele di Shabbat, tutte le sinagoghe di Amsterdam sono sotto protezione speciale della polizia antiterrorismo olandese. Il premier Dick Schoof e il leader sovranista Geert Wilders vanno a visitare la comunità. Davanti alla Sinagoga Portoghese di Amsterdam, un tempio di rito ortodosso situato a pochi passi da Piazza Dam, la polizia scorta alcuni osservanti che iniziano a raggiungere il tempio nonostante le tensioni. L’ordine è di non commentare per non alimentare polemiche: «Ma non sarà uno Shabbat normale, sarà uno Shabbat di paura», confessa uno di loro.
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