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Sciopero di tram, bus e metro: venerdì nero per i trasporti. La situazione città per città

Sono stati assicurati solo i «servizi assolutamente indispensabili» per la generalità degli utenti come collegamenti con porti e aeroporti nonché quelli specializzati di «particolare rilevanza socia

Metro tutte ferme e riduzioni dei bus a Roma. A Milano tre linee della metropolitana chiuse sull'intero percorso, una off limits solo in parte e pochi bus, tram e filobus in circolazione. A Napoli blocco totale per i treni Eav, per le funicolari, tram e bus e per la linea 1 della metro che ha sospeso il servizio alle ore 9.30. Disagi anche a Bologna. E’ questo lo scenario nelle grandi città dello sciopero nazionale dei trasporto pubblico locale di 24 ore partito questa mattina alle 5.30.

Un venerdì nero per chi dovrà spostarsi in città con i mezzi pubblici. E' scattato ad inizio servizio, alle 5.30, lo sciopero nazionale di 24 ore di bus, metro e tram, con prestazioni ridotte nelle fasce di garanzia, ossia con l’utilizzo solo del 30% del personale viaggiante.

Le fasce orarie sono decise a livello locale e così, ad esempio, a Milano saranno garantite le metro e alcune linee di superficie solo da inizio servizio alle 8.45 e dalle 15 alle 18; a Roma garantite sia le linee A e B della metro sia alcune linee di superficie da inizio servizio fino alle 8.30 e dalle 17 alle 20; a Napoli servizio limitato di bus nelle fasce oraria dalle 6.30 fino alle 9.30 e dalle 17 fino alle 20. È coinvolto nello sciopero anche il personale di Ferrovie del Sud Est, dalla mezzanotte alle 23.59.

Era dal 2005 che non si programmava uno sciopero senza fasce di garanzia. Dalle 10.30 è prevista anche una manifestazione davanti al ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture a Porta Pia a cui parteciperanno i leader della Cgil, Maurizio Landini, e della Uil, Pierpaolo Bombardieri.

Sullo sciopero «abbiamo chiesto buonsenso e che vengano garantite alcune fasce protette per chi deve andare a fare una visita medica, in ufficio, ad accudire un disabile», ha detto il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini. «Il diritto allo sciopero, per carità di Dio, è sacrosanto» ma «nel settore dei trasporti ultimamente sono molto più frequenti che non in passato», ha sottolineato il ministro.

Lo stop è stato proclamato dalla Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Faisa Cisal e Ugl Fna «per il rinnovo del contratto nazionale, per la carenza di risorse, per la mancanza di politiche di programmazione, per la riforma del settore e per la salute e sicurezza sul lavoro».

Sono assicurati i «servizi assolutamente indispensabili» per la generalità degli utenti come collegamenti con porti e aeroporti nonché quelli specializzati di «particolare rilevanza sociale» quali trasporto dei disabili e scuola bus per materne e elementari, spiegano i sindacati.

In vista dell’agitazione il Garante degli scioperi era sceso in campo chiarendo che anche in assenza di fasce di garanzia, devono essere comunque «garantiti servizi minimi» di trasporto.

Quello di oggi sarà il decimo sciopero nazionale nel trasporto pubblico locale indetto da inizio anno dai sindacati di categoria, «praticamente uno al mese», mentre se si analizzano le proteste indette a livello locale dalle varie sigle sindacali del comparto che hanno incrociato le braccia da un minimo di 4 ore a un massimo di 24 ore, il numero di scioperi da gennaio a oggi sale a 44, con «una media di più di 4 serrate al mese», denuncia il Codacons. «L'assenza di fasce di garanzia rende lo sciopero di domani (oggi, ndr) abnorme, coinvolgendo un numero enorme di utenti», afferma il presidente Carlo Rienzi. «Non contestiamo le ragioni dei lavoratori ma le modalità di attuazione della protesta appaiono più che mai eccessive, perché incideranno direttamente sulla libertà di circolazione dei cittadini, diritto riconosciuto dalla nostra Costituzione, di fatto limitando o impedendo gli spostamenti», spiega il presidente del Codacons. «Il continuo ricorso allo strumento dello sciopero da parte dei sindacati finisce per rendere i cittadini ostaggi delle organizzazioni dei lavoratori», sottolinea Rienzi.

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