
La Fiorentina è tornata ad allenarsi questo pomeriggio al Viola Park per preparare la partita di Coppa Italia, mercoledì alle 21 al Franchi contro l'Empoli, valida per gli ottavi di finale. Su invito del compagno di squadra Edoardo Bove che con una videochiamata dall’ospedale li ha sollecitati a ricominciare subito a giocare, i calciatori viola si sono riuniti con l’allenatore prima di lavorare perlopiù in palestra. Domani mattina, come da programma, si svolgerà la rifinitura. «Bravo fratello mio, tornerai più forte di prima. Correremo per te ogni minuto, cercheremo per te la vittoria in ogni partita, aspettandoti in campo per trasmetterci la tua gioia e il tuo bel calcio» il post che Dodo ha dedicato al giovane centrocampista.
Dopo la grande paura, nel ricordo ancora doloroso e fresco di Davide Astori e Joe Barone, un sospiro di sollievo: «Voglio giocare, fatemi uscire», ha detto Edoardo Bove secondo quanto ha raccontato ai cronisti Alessandro Ferrari, il direttore generale della Fiorentina. Bove, 22 anni, ricoverato all’ospedale di Careggi in terapia intensiva a seguito del malore accusato in Fiorentina-Inter, dopo una notte tranquilla è stato estubato e oggi ha incontrato familiari, squadra e dirigenti viola. Ha ricevuto anche la visita del presidente della Figc Gabriele Gravina e del governatore toscano Eugenio Giani. Il via vai all’ospedale è iniziato di mattino presto: il primo a confermare le indiscrezioni positive che nel frattempo si erano diffuse è stato il portiere viola David De Gea: «Sta meglio», ha detto lasciando l’ospedale.
Poi, le testimonianze di Giani e Ferrari, e la nota ufficiale della Fiorentina: «E' sveglio, vigile ed orientato», ha annunciato la società a fine mattinata -. Ha parlato con la famiglia, la dirigenza viola, il mister e i compagni che sono accorsi a trovarlo non appena ricevuta la bella notizia. Nei prossimi giorni verranno effettuati ulteriori accertamenti per stabilire le cause che hanno determinato la situazione critica avvenuta ieri». A rassicurare tutti è stato anche lo spirito dimostrato dal giovane Bove: il ragazzo infatti con una videochiamata «è riuscito a parlare con la squadra, li ha convinti a giocare mercoledì» in coppa Italia contro l’Empoli a Firenze, ha detto Ferrari. «C'è voglia di tornare a vivere in fretta - ha aggiunto -, grazie anche all’entusiasmo che Edoardo ci ha trasmesso. Ci abbiamo parlato insieme, è lucido, sveglio, con la sua voglia di ridere e scherzare». Gravina, nel pomeriggio, ha raccontato che il giocatore viola "si informa sulle partite, quindi vuol dire che già sta bene», e da cuore giallorosso «è già proiettato alla partita di questa sera», il posticipo di campionato Roma-Atalanta. «E' davvero un ragazzo d’oro, anche nel modo in cui si pone dopo una vicenda come questa», ha commentato Giani, lodando anche la professionalità dei medici e del personale sanitario di Careggi, "un’eccellenza della sanità che si è prestata immediatamente».
Dopo il grande spavento e il risveglio sereno, ora la preoccupazione è per la carriera del giocatore, uno dei giovani più interessanti del panorama italiano, punto fermo dell’Under 21 di Carmine Nunziata ("Speriamo in una sua pronta guarigione e lo aspettiamo in campo», ha detto il selezionatore) e della Fiorentina che fin qui è stata la sorpresa positiva del campionato di Serie A: a chi gli chiedeva se ci siano rischi per la carriera del giocatore Ferrari ha risposto: «E' presto: visto quello che abbiamo visto oggi ci auguriamo tutti di no, però sono tutte diagnosi e analisi che verranno fatte nei prossimi giorni».
Nel pomeriggio da New York è giunta la telefonata del presidente della Fiorentina Rocco Commisso ("Ti aspetto presto in campo insieme a tutti, riguardati e guarisci in fretta», ha detto a Bove), e sono stati molti gli incoraggiamenti arrivati al calciatore in giornata, dal ministro dello Sport Andrea Abodi al sindaco di Roma Roberto Gualtieri, dalla sindaca di Firenze Sara Funaro al presidente del Coni Giovanni Malagò. Ma la trafila degli accertamenti è, appunto, ancora in corso: c'è l'ipotesi di un calo di potassio che potrebbe aver provocato l'aritmia cardiaca accusata in campo dal giocatore, ma in realtà sono più d’una le ipotesi al vaglio dei medici dell’ospedale di Careggi, che non confermano le voci circolate, e in giornata non hanno diffuso alcun bollettino medico.
«Dal momento della caduta in campo di Bove ad averlo messo sull'ambulanza sono passati 4 minuti. Il trasporto dallo stadio all’ospedale di Careggi è durato altri 4 minuti. E’ entrato in sala rossa a Careggi dopo 13 minuti dall’episodio: parliamo di un problema che noi definiamo 'tempo-dipendentè, da parte nostra c'è stata organizzazione e non improvvisazione. Questo è stato decisivo». A parlare è Giovanni Ghini, presidente della Fratellanza militare di Firenze a cui fa capo l’ambulanza che ha trasportato il giocatore al policlinico. Ghini ha seguito da remoto i soccorsi al centrocampista della Fiorentina Edoardo Bove: sia nel momento in cui il giocatore si è sentito male, sia per quelli successivi. «Tutto ciò che è stato fatto è frutto di un protocollo tra Fratellanza militare, Misericordia di Firenze e Fiorentina - ha spiegato -. L’ambulanza non è entrata in campo perché c'era il rischio che non ne potesse uscire, a causa del terreno di gioco, si sarebbe potuta impantanare. Le squadre che sono dentro il campo hanno la stessa attrezzatura che c'è all’interno dell’ambulanza, hanno tutto negli zaini. Siamo fortemente addestrati, anche da un punto di vista emotivo». Il tragitto di Bove verso Careggi è stato delicato: «Lui non era cosciente - ha aggiunto Ghini -. In quel tragitto hanno defibrillato e fatto manovre rianimatorie: il problema era ampio». Si è parlato dell’aiuto tempestivo dei giocatori, su tutti Cataldi della Fiorentina, «ma su questo è necessario puntualizzare.
Apprezziamo ovviamente il gesto, ma l'improvvisazione non è risolutiva - ha aggiunto - La manovra che è stata fatta inserendo le dita nella bocca di Bove è fortemente sconsigliata, per due motivi. Intanto il paziente può serrare improvvisamente la bocca, si rischia di avere lesioni gravissime alle dita. La seconda è che in quel momento si possono fare ferite dentro la bocca il cui sanguinamento può risultare difficile su un paziente di quella natura. Ripeto, apprezziamo il gesto ma ci tengo a sottolineare l’importanza di fare i corsi per i soccorsi. Si tratta di seguire alcune ore di corsi ma quelle ore possono salvare vite».
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