
L’omicidio di Sofia Stefani, vigilessa di 33 anni assassinata da un colpo partito dalla pistola d’ordinanza dell’ex collega e amante Giampiero Gualandi, 63, è maturato in un quadro particolare, caratterizzato da esasperazione e tensione legate al rapporto, che stava troncandosi. Condizioni che, per l’indagato, non potrebbero ripetersi ora, tra le mura di casa, dove non sarebbe a rischio di commettere di nuovo atti violenti contro altre persone. È il ragionamento che fa il Gip Domenico Truppa nel revocare il carcere e concedere i domiciliari, con braccialetto elettronico, all’ex comandante della polizia locale, in custodia cautelare dal 16 maggio, dal giorno in cui la giovane donna ed ex collega fu uccisa, dopo essere entrata per breve tempo nel suo ufficio ad Anzola Emilia (Bologna).
La decisione del Gip e le motivazioni
Secondo il Gip, i fatti – cioè il femminicidio – sono accaduti in un contesto molto particolare, in una relazione extraconiugale definita ormai satura ed esasperata. Condizioni che, argomenta, non pare possano ripetersi in ambito domestico, né con la moglie né con altre persone che, in ogni caso, non potrebbero entrare in contatto con lui.
La perdita di autocontrollo, in altri termini, per il giudice è sostenibile in una situazione di pressione emotiva e di stress che l’ambiente domestico non esibisce né genera, né si può pronosticare che possa insorgere.
Controversie sulla misura cautelare
La decisione riguarda l’adeguatezza della misura e non va ad incidere in alcun modo sulla valutazione della responsabilità. Peraltro, Gualandi non è ancora uscito dal carcere per l'indisponibilità del dispositivo elettronico. Questo problema si era già verificato nelle scorse settimane, quando il Gip aveva deciso una prima volta per i domiciliari, ma poi l’ordinanza era stata annullata per un errore nell’istanza della difesa.
Successivamente, la misura è stata riproposta dall’avvocato Claudio Benenati e nuovamente accolta.
Indagini e posizione della Procura
Lo stesso Gip aveva disposto il carcere a maggio, non credendo alla versione data dall’indagato, che si era difeso parlando di uno sparo accidentale durante una colluttazione e dicendo che aveva l’arma con sé perché doveva pulirla. La Procura, al termine di indagini suffragate da consulenze genetiche, balistiche e medico legali, contesta l’omicidio volontario aggravato e ha chiesto il giudizio immediato. Nelle scorse ore, ha fatto appello al Riesame contro i domiciliari.
La reazione dei familiari di Sofia Stefani
«Il provvedimento adottato dal Gip non convince i familiari e leggere una motivazione che ipotizza la non ripetibilità di situazioni di pericolo in casa, poiché in ambiente domestico 'pressione e stress' per Gualandi non sarebbero configurabili, mi lascia perplesso come loro difensore», dice l’avvocato Andrea Speranzoni, rappresentante dei familiari di Sofia Stefani.
«Come ho portato all’attenzione del Gip argomenti e fatti che depongono per la sussistenza del pericolo di reiterazione del reato e per le altre esigenze cautelari, così farò mediante una memoria al Riesame», aggiunge.
Ancora nessun commento