Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Tribunale condanna la Lega a versare 3 milioni all'avvocato messinese Matteo Brigandì

Matteo Brigandì

Il Tribunale civile di Milano ha condannato Lega Nord per l’indipendenza della Padania al pagamento di 3 milioni di euro in favore dell’avvocato messinese Matteo Brigandì, ex legale storico di Umberto Bossi ed ex parlamentare del movimento «a titolo di compensi professionali».

Lo si legge nel provvedimento firmato dal giudice Sarah Gravagnola e depositato nei giorni scorsi.   La vicenda nasce dalla richiesta di Brigandì del saldo delle sue parcelle dal 2000 fino al 2020 avanzata sia nei confronti della Lega Nord sia nei confronti della Lega Salvini Premier per un importo di 6.373.080,39 euro. Cifra più o meno dimezzata dal Tribunale e questo perché, da un lato per via del «dato incontrovertibile della distinta soggettività giuridica dei due partiti politici» che esclude qualsiasi obbligo in capo alla Lsp (a cui il legale dovrà pagare le spese di lite) e dall’altro in quanto fa fede una «scrittura privata firmata dall’avv. Brigandì e dell’on. Bossi. che risale proprio al gennaio di 12 anni fa.

«A seguito del disconoscimento formulato dalla Lega Nord con la comparsa di risposta è stata eseguita» la verifica del documento con una consulenza tecnica d’ufficio «che ha accertato l'autenticità della sottoscrizione di Umberto Bossi».

Per il giudice della quinta sezione civile «con la scrittura in parola la Lega Nord ha riconosciuto come dovuto per le prestazioni professionali rese da Brigandì come avvocato responsabile dell’ufficio legale interno, delle quali si dichiarava "completamente soddisfatta" un compenso annuo di euro 250.000 oltre interessi legali dal 31 dicembre di ogni anno sino al saldo effettivo "a partire dall’anno 2000" e 'fino alla revoca della procura».

Pertanto «si tratta, inequivocabilmente, di un vero e proprio riconoscimento di debito, esclusivamente con riferimento al rapporto sviluppatosi fino alla data della sottoscrizione», si legge nell’atto nel quale si spiega anche che «non vi è prova che vi fosse un accordo tra le parti tale per cui la remunerazione dell’attività politica» svolta da Brigandì negli anni coperti dalla scrittura «rappresentasse il corrispettivo delle prestazioni professionali rese in qualità di avvocato della Lega Nord».

Oggi in edicola

Prima pagina

Caricamento commenti

Commenta la notizia