«Nessuna garanzia, c'è il pericolo di fuga dal territorio italiano». La Procura Generale di Milano boccia la richiesta di domiciliari avanzata da Mohammad Abedini Najafabadi, il cittadino iraniano arrestato a Malpensa il 16 dicembre su richiesta degli Stati Uniti. La Pg Francesca Nanni, dopo l’invio dell’istanza della difesa dalla Corte d’Appello, ha analizzato l’incartamento e ha fornito, come da procedura, il suo parere che resta non vincolante. La Pg ritiene che «le circostanze espresse nella richiesta» del detenuto e in particolare «la messa a disposizione di un appartamento e il sostegno economico da parte del Consolato dell’Iran, unitamente a eventuali divieti di espatrio e obbligo di firma, non costituiscano un’idonea garanzia per contrastare il pericolo di fuga». All’attenzione dei giudici meneghini anche una serie di note trasmesse per vie diplomatiche dal Dipartimento di giustizia del Massachusetts in cui si ribadisce che il 38enne iraniano attualmente detenuto nel carcere di Opera è un «soggetto pericoloso» e l’unica misura cautelare che può essere applicata è quella del carcere. Nelle note che arrivano dagli Usa si fa riferimento anche al caso di Artem Uss, l’imprenditore russo figlio di un oligarca vicinissimo a Putin su cui pendeva una richiesta di estradizione avanzata dagli Stati Uniti ed evaso dai domiciliari a Milano. Sul caso, intanto, interviene l’ambasciatore iraniano, Mohammad Reza Sabouri, che nel corso del suo incontro alla Farnesina sull'arresto di Cecilia Sala ha chiesto di «accelerare la liberazione» di Abedini al quale auspica «vengano fornite le necessarie agevolazioni assistenziali di cui ha bisogno». Dal canto suo l’avvocato difensore, Alfredo de Francesco, ha messo a disposizione dei giudici ulteriore documentazione, garanzie che arrivano dall’ambasciata iraniana, a sostegno della revoca del carcere sostenendo che «non c'è alcun pericolo di fuga». L'avvocato nell’istanza con cui sollecita la scarcerazione individua in un appartamento nella disponibilità del consolato iraniano a Milano il luogo dove eventualmente trasferire il detenuto. Dopo il parere dell’ufficio di Procura generale la palla passa alla quinta sezione della Corte d’Appello che dovrà fissare l’udienza camerale in cui si affronterà la richiesta di scarcerazione. L’iter è, quindi, tracciato ma il dibattimento avverrà non prima del 14 gennaio. I giudici verranno poi investiti dal nodo estradizione per il quale si prevedono tempi sensibilmente più lunghi. Al momento non sono stati ancora trasmessi gli atti arrivati alla Farnesina dopo Natale. Si tratta sostanzialmente dei capi di accusa contestati «all’uomo dei droni» che dovranno essere tradotti e quindi analizzati anche dal ministero della Giustizia. Il dicastero guidato da Carlo Nordio dovrà poi inviarli alla Corte d’Appello che fisserà, anche in questo caso, una udienza camerale per discutere la richiesta che arriva dagli Stati Uniti. La Procura generale di Milano in merito all’impianto accusatorio formalizzato dal dipartimento americano «si riserva una approfondita e completa valutazione all’esito degli atti che verranno trasmessi». L’ultima parola sul verdetto spetta, comunque, a via Arenula. Infine venerdì il difensore tornerà in carcere, ad Opera, per incontrare il suo assistito. Abedini, che ha saputo del caso Sala guardando la televisione in carcere e ha potuto parlare per telefono con sua moglie in Iran, dal giorno dell’arresto si professa innocente ed estraneo alle accuse. «Io sono un accademico, uno studioso: non sono certo un terrorista. Non capisco questo arresto, sono stupito», ribadisce dalla cella in cui è detenuto da quasi venti giorni.
La premier Giorgia Meloni riceve Elisabetta Vernoni, la mamma di Cecilia Sala, la giornalista italiana detenuta in Iran. Vernoni è entrata da poco a Palazzo Chigi, dove nel pomeriggio si è tenuto un vertice di governo sulla situazione della figlia.
«Cerca di essere un soldato Cecilia, cerco di esserlo io. Però le condizioni carcerarie per una ragazza di 29 anni che non ha compiuto nulla devono essere quelle che non la possano segnare per tutta la vita. Poi, se pensiamo a giorni o altro, io rispetto i tempi che mi diranno, ma le condizioni devono essere quelle di non segnare una ragazza che è solo un’eccellenza italiana, non lo sono solo il vino e i cotechini», ha detto dopo l’incontro con la presidente del Consiglio. Le hanno dato dei tempi? «Qualche cosa - ha risposto -, ma cose molto generiche, su cui adesso certo attendo notizie più precise».
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