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Tre infermiere aggredite da paziente in ospedale a Taranto

Prognosi di tre giorni. L’aggressione in otorinolaringoiatria

ROMA (ITALPRESS) – Infermiere prescrittore di alcuni farmaci non etici, di automedicazione e soprattutto dei presidi per gestire determinate forme di assistenza. Lo chiede la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi), sulla scia del suo documento presentato in occasione dei pareri sul Pnrr, messo a punto da un advisory board di personaggi illustri

Tre infermiere sono state aggredite la notte tra venerdì e sabato scorsi all’interno dell’ospedale Moscati di Taranto da un paziente ricoverato nel reparto di Otorinolaringoiatria che era in stato di alterazione psico-fisica. Le tre operatrici sanitarie, a quanto si è appreso, sono state colpite con pugni e calci, riportando contusioni. In seguito una delle infermiere coinvolte è riuscita ad allertare una dottoressa in servizio al reparto Psichiatria che ha sedato il paziente. Le operatrici sanitarie hanno ripreso a lavorare e a fine turno si sono recate al punto di primo intervento dello stesso ospedale per farsi medicare e avviare la pratica di infortunio sul lavoro. La prognosi iniziale è di tre giorni. Finora non sarebbero state presentate denunce.

Fp Cgil, erano sole in reparto

«Erano completamente sole nel reparto. Senza personale medico, socio sanitario, né ausiliario. Si sono ritrovate abbandonate da tutti e non tutelate». Lo sottolineano il segretario generale della Fp Cgil di Taranto, Cosimo Sardelli, e la segretaria provinciale-settore sanità, Cristina Fama, commentando l’aggressione avvenuta la notte tra venerdì e sabato ai danni di tre infermiere da parte di un paziente ricoverato nel reparto di Otorinolaringoiatria dell’ospedale Moscati. L’uomo era in stato di alterazione psico-fisica.

L’aggressione è avvenuta mentre le operatrici sanitarie procedevano a un normale controllo dei parametri vitali, quando il paziente ha iniziato a dare in escandescenza. Si continua «a parlare insistentemente - aggiungono Sardelli e Fama - del fenomeno delle aggressioni, sempre più dilagante, come un fenomeno inaccettabile ma è del tutto evidente che le attuali misure quali l’inasprimento della pena e le linee guida ministeriali e regionali non sono servite a nulla». Oltre «ad essere inondati - sostengono i due sindacalisti - da parole di sconforto, di indignazione, di solidarietà, ancora poco si fa concretamente per proteggere il personale sanitario».

 

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