
La magistratura italiana scende in campo per manifestare il proprio dissenso verso la riforma costituzionale che introduce, tra le altre misure, la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri. Una protesta civile, coordinata e simbolica, ha preso forma in diverse città del Paese, con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sui rischi che la riforma comporta per l’indipendenza della magistratura e l’equilibrio dei poteri dello Stato.
Una protesta simbolica e pacifica
Il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati (Anm), Giuseppe Santalucia, ha chiarito le modalità e gli obiettivi della protesta in un intervento a Omnibus su La7. «Di eversivo non c’è nulla», ha precisato, spiegando che l’intento è quello di esprimere un forte dissenso senza turbare le cerimonie ufficiali per l’apertura dell’anno giudiziario. I magistrati hanno scelto di indossare la toga con una coccarda tricolore, esporre cartelli con citazioni di Piero Calamandrei e distribuire volantini per spiegare le ragioni del loro dissenso fuori dai palazzi di giustizia. Per Santalucia, questa riforma rappresenta un pericolo per l’autonomia e l’indipendenza della magistratura, valori cardine sanciti dalla Costituzione. «Partecipare nel modo più forte possibile al dibattito sulla riforma è un dovere civico», ha aggiunto, sottolineando come la separazione delle carriere sia solo un’etichetta per un progetto più ampio che indebolisce l’intero ordine giudiziario. Il presidente dell’Anm ha anche respinto le accuse del ministro della Giustizia Carlo Nordio, secondo cui i pubblici ministeri si sarebbero trasformati in «super poliziotti senza responsabilità», definendo tale retorica una denigrazione ingiustificata.
Le manifestazioni nelle città italiane
In diverse città italiane, i magistrati si sono riuniti per dare corpo alla protesta attraverso flash mob e presidi pacifici. A Napoli, davanti a Castel Capuano, un gruppo di magistrati ha esposto un cartello con una frase emblematica di Calamandrei: «In questa Costituzione c’è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato», proprio davanti al ministro Nordio, presente in città per l'inaugurazione dell'anno giudiziario. Analoghi gesti simbolici si sono visti a Milano, dove un centinaio di toghe si sono radunate sulla scalinata del Palazzo di Giustizia, e a Torino, dove i magistrati hanno manifestato davanti al cancello del palazzo di giustizia. A Bologna, la cerimonia per l’anno giudiziario si è svolta eccezionalmente nella caserma della Legione carabinieri a causa dell’inagibilità dell’aula Bachelet. Qui, i magistrati hanno manifestato fuori dalla sede, indossando la toga e portando con sé una copia della Costituzione. «Uniti e non separati» recitava uno dei cartelli più significativi. Durante la cerimonia, coloro che erano riusciti a entrare hanno lasciato l’aula nel momento dell’intervento del rappresentante del Ministero della Giustizia, per poi rientrare al termine del discorso, riaffermando così la loro opposizione.
Critiche alla riforma: indebolimento e mancanza di autonomia
Uno dei principali punti di contestazione è la separazione delle carriere, che, secondo i magistrati, apre la strada a un’indipendenza differenziata tra giudici e pubblici ministeri, mettendo a rischio l’autonomia dell’intera categoria. A ciò si aggiunge il timore che il tribunale disciplinare “ad hoc” previsto dalla riforma possa minare il sistema di autogoverno della magistratura. Eleonora Pirillo, presidente dell’Anm Emilia-Romagna, ha sottolineato come la riforma non affronti i problemi strutturali della giustizia italiana, quali la lentezza dei processi e la carenza di risorse. «I processi civili e penali non dureranno un giorno in meno rispetto ad oggi», ha dichiarato, evidenziando che sarebbe invece necessario investire in mezzi, personale e strumenti tecnologici, come il processo penale telematico, che tuttora presenta gravi inefficienze.
Un appello alla difesa della Costituzione
Le manifestazioni dei magistrati si configurano non solo come una protesta tecnica contro una specifica riforma, ma anche come un richiamo più ampio alla difesa dei valori costituzionali. La scelta di utilizzare le parole di Calamandrei, uno dei padri costituenti, serve a ricordare l’importanza della Carta fondamentale come baluardo di libertà e indipendenza. Mentre il dibattito prosegue, i magistrati ribadiscono il loro impegno a vigilare affinché l’autonomia del potere giudiziario non venga compromessa, consapevoli che una giustizia forte e indipendente è essenziale per la tenuta democratica del Paese.
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