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I 49 migranti in Albania, ma 5 sono già stati (ri)portati in Italia

Screening nell'hotspot, scoperti 4 minorenni e 1 adulto vulnerabile

Sono scesi in 49 dal Cassiopea arrivato in mattinata nel porto di Shengjin. Tuta azzurra, cappellino in testa, in mano una busta bianca con le loro poche cose. Sono i migranti selezionati per essere sottoposti alla procedura accelerata di frontiera in Albania. Ma in serata già in cinque (due gambiani, due bengalesi ed un ivoriano) sono stati trasferiti a Brindisi dopo lo screening svolto nell’hotspot: 4 minorenni ed un adulto vulnerabile.

Gli altri 44 - risultati maggiorenni ed in buone condizioni di salute, 36 bengalesi e 8 egiziani - sono stati portati nel centro di Gjader dove da domani faranno le udienze in videoconferenza col tribunale di Roma. Entro giovedì dovrebbe poi arrivare la decisione dei magistrati della Corte d’appello sulla convalida dei trattenimenti disposta dalla questura della Capitale. Nelle due precedenti occasioni, ad ottobre e novembre, i giudici non avevano convalidato e tutti gli stranieri erano stati portati in Italia. Intorno alle 7.45 il Cassiopea è approdato a Schengjin. I 49 erano stati intercettati tra venerdì e sabato scorsi a sud di Lampedusa da motovedette della Guardia costiera e della Guardia di finanza. Dopo una sommaria identificazione per accertarne l'"eleggibilità», cioè la presenza dei requisiti richiesti dalla procedura accelerata di frontiera - provenienza da Paesi sicuri, adulti e senza condizioni di vulnerabilità - sono stati trasbordati sul Cassiopea che si è diretto verso l’Albania.

Sulla nave della Marina è stato fatto un pre-screening sanitario da parte dei medici militari. Quello più approfondito è stato svolto a Shengjin dal personale sanitario dell’Usmaf del ministero della Salute: è qui che sono emersi i 5 stranieri che non avevano i requisiti per restare in Albania. A Shengjin era presente anche una delegazione del Tavolo asilo ed immigrazione e la deputata del Pd Rachele Scarpa, che sono entrati nell’hotspot per monitorare la situazione ed interloquire con le autorità italiane che lo gestiscono. La parlamentare ed il Tavolo hanno sottolineato come l’assenza dell’Oim sulle navi abbia «impedito che gli accertamenti che dovevano escludere il trasporto in Albania venissero effettuati e dunque quelli svolti oggi rendono ancora più illegittimo il comportamento delle pubbliche autorità, determinando un’ulteriore illegittima privazione della libertà personale e una negazione del diritto all’accoglienza». Ora l’attesa è per quello che decideranno i magistrati romani. Il governo confida che lo spostamento della competenza dalla sezione immigrazione alla Corte d’appello possa determinare pronunce favorevoli alla convalida dei trattenimenti, a differenza di quelle passate. Tenendo conto che nel frattempo sono intervenute un paio di sentenze della Cassazione che l’Esecutivo interpreta a sostegno della propria linea sulla validità della lista dei Paesi sicuri e quindi sulla legittimità di trattenere i migranti intercettati per poi rimpatriarli.

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