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La Corte d’Assise di Napoli (prima sezione, presidente Teresa Annunziata) ha condannato all’ergastolo il baby boss Francesco Pio Valda per l’omicidio di Francesco Pio Maimone, il pizzaiolo 18enne ucciso con un colpo di pistola al petto al culmine di una lite alla quale era estraneo, scoppiata per un paio di scarpe sporcate.
La tragedia risale alla notte tra il 19 e il 20 marzo 2023 ed è avvenuta tra gli chalet del lungomare di Napoli. Valda, a soli 21 anni, è ritenuto dalla Dda al vertice dell’omonimo gruppo malavitoso del quartiere Barra di Napoli: dieci giorni fa gli sono stati inflitti 15 anni e 4 mesi per associazione mafiosa.
La dinamica dell’omicidio e le condanne
Francesco Pio Valda, per sfuggire a un’aggressione, avrebbe sparato diversi colpi di pistola, uno dei quali raggiunse il cuore di Maimone, morto in pochi minuti tra le braccia di un amico.
Oltre alle condanne ci sono state anche diverse assoluzioni per alcuni imputati, con formula "per non avere commesso il fatto", e il "non doversi procedere" nei confronti della sorella di Francesco Pio Valda, la 24enne Giuseppina Valda, perché l’azione penale non doveva essere intrapresa. Per quest’ultima e per l’altro imputato Giuseppe Perna, 27 anni, i giudici hanno dichiarato la cessazione della misura cautelare e la liberazione.
Lo scorso 29 ottobre, un altro amico di Valda, Rosso Sorrentino, giudicato in primo grado con il rito abbreviato, è stato condannato in appello a 4 anni di reclusione. Secondo gli inquirenti, sarebbe stato lui a custodire l’arma utilizzata nella rissa sfociata nell’omicidio del 18enne.
Il sostituto procuratore della Dda di Napoli, Antonella Fratello, al termine della sua requisitoria del 21 novembre, aveva chiesto l’ergastolo (con due anni di isolamento diurno) per Francesco Pio Valda, e otto anni di carcere per Giuseppina Valda, la sorella del presunto killer, e per lo zio Giuseppe Perna. Per la nonna, Giuseppina Niglio, la richiesta era di 6 anni di reclusione, mentre per gli altri imputati le pene richieste variavano tra i 3 anni (Salvatore Mancini) e gli 8 anni e 6 mesi (Pasquale Saiz e Alessandra Clemente, cugina di Valda).
Due nomi, due destini: la tragedia di Maimone e il percorso criminale di Valda
Lo stesso nome, due storie e due destini che si incrociano nella notte tra il 19 e il 20 marzo 2023. Francesco Pio Maimone, un ragazzo di 18 anni con il sogno di diventare pizzaiolo, stava trascorrendo una serata con amici agli chalet di Mergellina, sul lungomare di Napoli.
A pochi metri di distanza, in uno dei luoghi della movida cittadina, scoppia una lite per futili motivi: un paio di scarpe griffate calpestate e sporcate. Le scarpe appartenevano a Francesco Pio Valda, all’epoca 19enne, capo di un gruppo criminale attivo nel quartiere di Barra. Per rispondere allo sgarro, al culmine della discussione, estrae una pistola e spara. Il proiettile colpisce al petto Maimone, completamente estraneo alla lite.
Questa è la dinamica ricostruita dagli inquirenti e che ha portato la Corte d’Assise di Napoli a condannare Valda all’ergastolo. Una sentenza che arriva pochi giorni dopo un’altra condanna a 15 anni e 4 mesi per associazione mafiosa, confermando il suo ruolo di baby boss secondo la Direzione Distrettuale Antimafia.
L’arresto e il processo: Valda ammette il possesso dell’arma
Dopo la sparatoria di Mergellina, Valda è stato arrestato poche ore dopo mentre cercava di nascondersi dai parenti nella periferia est di Napoli. Con lui sono finite in manette altre sette persone, accusate a vario titolo di averlo favorito nella fuga.
Il 27 febbraio 2024 si celebrerà la prima udienza del processo per omicidio volontario aggravato. Dopo oltre un anno e mezzo di silenzio, il 7 novembre 2024 Valda ammette in aula di aver impugnato un’arma e di aver sparato, sostenendo però che i colpi mortali contro Maimone sarebbero stati esplosi da un’altra pistola.
Le indagini hanno coinvolto anche un testimone chiave, un amico di Maimone, che a un anno dal delitto ha denunciato di aver ricevuto minacce via social prima di deporre in aula.
Il rifiuto del rito abbreviato e la condanna all’ergastolo
Sul piano giudiziario, i legali di Valda avevano chiesto per il loro assistito il rito abbreviato, ma a gennaio 2024 il gup di Napoli ha respinto la richiesta, trasferendo la competenza alla Corte d’Assise. La decisione è motivata dal fatto che la legislazione attuale non consente di ricorrere a riti alternativi nei casi di omicidio volontario aggravato da futili motivi.
Oggi, a circa un anno dall’inizio del processo, arriva la condanna all’ergastolo, chiudendo un capitolo giudiziario che ha scosso profondamente l’opinione pubblica.
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