
L’auto blu sarebbe stata trasformata in una sorta di servizio privato, usata per viaggi personali, per trasportare piante e medicinali e per dare un passaggio anche a amici e conoscenti. È questa la tesi del Gip Marco Gaeta che, accogliendo la richiesta della Procura, ha rinviato a giudizio l’ex presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Micciché, per peculato e concorso in truffa aggravata. Il deputato regionale, oggi al Gruppo Misto, assistito dagli avvocati Grazia Volo e Francesco Sacco, è accusato di aver utilizzato la berlina di rappresentanza per fini del tutto estranei al suo incarico istituzionale. Il processo, che si svolgerà con il rito ordinario, prenderà il via il 7 luglio davanti alla terza sezione del tribunale di Palermo.
L’ex autista di Miccichè, Maurizio Messina, difeso dall'avvocato Giuseppe Lombardo, è stato condannato in abbreviato a 2 anni e 2 mesi per due capi di imputazione (assolto invece per altri due): un anno e mezzo per aver incassato indebite indennità di missione, fatti che aveva parzialmente ammesso, e ulteriori sei mesi per essersi appropriato della somma sequestrata nell’ambito dell’inchiesta, trasferendo una parte di essa su un conto intestato a un parente.
Secondo il procuratore aggiunto Paolo Guido e i sostituti Claudia Ferrari, Eugenio Faletra e Maria Pia Ticino, tra marzo e novembre del 2023, l'Audi dell’ex numero uno di Forza Italia in Sicilia sarebbe stata utilizzata per almeno 33 viaggi privati, per visite mediche; trasporto di familiari e collaboratori e persino di teglie di pasta al forno per una festa con 40 invitati, oltre che per mansioni domestiche come la pulizia e la manutenzione della piscina e la derattizzazione nella villa del politico che si trova a Sant'Ambrogio, nei pressi di Cefalù.
Miccichè, in sede di interrogatorio, aveva provato a ridimensionare la vicenda, sostenendo di aver agito per necessità personali: «Il gatto stava malissimo – aveva dichiarato – ha 13 anni e mia figlia mi ha chiesto di portarlo subito dal veterinario. Sì, l'ho fatto, e lo rifarei. Se ho commesso forzature nell'uso dell'auto, me ne assumo la responsabilità, ma ho agito in buona fede». In una nota l’ex presidente ha ribadito di essere sereno e di aver agito seguendo le indicazioni contenute nel regolamento dell’Ars. «Non ho mai, nella mia vita, sottratto un solo centesimo in modo indebito – ha detto Miccichè – e confido che nel corso del giudizio emergerà la verità, restituendo chiarezza e trasparenza alla mia posizione. Resto fiducioso nella giustizia e determinato a far valere le mie ragioni». Micciché , però, ha puntualizzato di essere «amareggiato» dal fatto che «secondo il pm avrei arraffato quanto più possibile. Nella mia vita non ho mai arraffato alcunché e su questo pretendo rispetto da parte di tutti».
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