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"Il bacio del pane"
di Carmine Abate

CARMINE ABATE
IL BACIO DEL PANE
(LIBELLULE MONDADORI PP.173, 12,00 EURO)

 Il mare, i ruderi misteriosi dei mulini, il bosco di lecci chiazzato del giallo delle ginestre e infine lo scroscio sempre più intenso: è così che Francesco e i suoi amici scoprono un'oasi di pace presso la cascata refrigerante del Giglietto, sopra il paese di Spillace, in Calabria. Il luglio è afoso, e i bagni nel laghetto, seguiti dai saporitissimi pranzi, sono il diversivo ideale per la piccola comitiva di ragazzi e ragazze nemmeno diciottenni, affamati di vita e di emozioni. Ma quel luogo incantevole cela un mistero: in uno dei mulini abbandonati Francesco e Marta - la bellissima compaesana che vive a Firenze e scende al mare per le vacanze - incrociano gli occhi atterriti e insieme fieri di un vagabondo, che si comporta come un uomo braccato, cerca di allontanarli ed è addirittura armato.

 Questo uno dei temi che Carmine Abate, premio Campiello 2012, affronta nel suo ultimo romanzo, 'Il bacio del pane'. Romanzo di formazione che conferma la grande vena narrativa dello scrittore calabrese. Abate propone infatti ai suoi lettori un romanzo breve e intenso. Fragrante - e' stato scritto - come il pane appena sfornato nella tradizione più mediterranea che possiamo immaginare. Il romanzo è principalmente la storia del passaggio dall'adolescenza all'età adulta - con i rimpianti che ne conseguono - di Francesco . Il quasi diciottenne scopre, inventa e vive l'amore per Marta in un'estate indimenticabile trascorsa con un gruppo di amici che nei due mesi estivi scorrazzano ''sulle vecchie Vespe, appartenute ai ... padri''. Tra bagni, tempo libero e incursioni al rudere del vecchio mulino, Francesco entra in contatto con una storia crudele e comprende che nulla potrà essere più come prima. In un linguaggio che, esso stesso, riecheggia la nostalgia per la Calabria: il padre di Francesco è "un varrancàro nato", gli amici sono "ciòti" o "capatoste" e fanno "battute ciotische". E sono "pacci", pacci proprio come la cicala "paccia": il suo frinire è colonna sonora ossessiva e dolce al tempo stesso.

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