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La lettera di Gabardini
al padre

CARLO GIUSEPPE GABARDINI
"FOSSI IN TE IO INSISTEREI"
(Mondadori, pp. 252, 17 euro)

"Questa mia lettera, papà, è un coming-out, ma la questione omosessuale è solo una parte": fin dalle prime pagine di 'Fossi in te io insisterei', il suo libro appena uscito per Mondadori Strade Blu, Carlo Gabardini non si nasconde. Non nasconde il suo orientamento sessuale, già dichiarato apertamente ("Che io sia gay lo sanno tutti. Mi mancavi giusto tu", scrive con amara ironia). Ma è in generale sulla propria vita - prima e dopo la morte del padre - che l'autore si apre: la scuola tedesca, la vita a Milano, la famiglia di 7 elementi, la scoperta della sessualità, la carriera nello spettacolo, l'impegno per i diritti LGBT e soprattutto la relazione con il padre, fra lezioni di vita e discussioni di fronte a una tazza di tè. Il libro è un'autobiografia che va oltre la curiosità per il personaggio celebre, già noto come Olmo in 'Camera Cafè': la storia di Gabardini è narrata dal suo protagonista con uno stile che a un registro colloquiale spesso umoristico abbina un senso magistrale del dramma e dei tempi scenici e una crescita del personaggio quasi da racconto di formazione. Da questa narrazione emerge prima di tutto una lezione morale e psicologica (personale più che didascalica) a proposito del rapporto fra genitori e figli: in un mondo di orfani, la scomparsa della figura paterna apre un dialogo interiore immaginato spesso come un 'tribunale' presieduto dal padre e ispirato alla massima "o perfetti o niente" che per iperbole si paragona al rapporto di André Agassi con il padre narrato in 'Open'. Al tennis si sostituisce qui il lavoro per teatro, cinema e tv come attore e sceneggiatore, quel mestiere del quale, dopo una bocciatura di Gabardini alla scuola Paolo Grassi, fu proprio il padre avvocato uno sponsor inatteso con quella frase che dà il titolo al libro e ne diventa un mantra. Questa lettera in forma di diario è solo il capitolo finale con cui l'autore sceglie di chiudere questo dialogo, un lungo addio ma anche un'ispirazione per "la vita ancora da vivere". Ispirazione soprattutto al cambiamento, che il gesto del coming-out rappresenta in modo esemplare: "Si tratta di dire al mondo chi sei e di prendere così la propria vita in mano. Perciò io penso che la questione del coming-out non dovrebbe essere un'esclusiva di noi omosessuali, ma di tutti", scrive l'autore. Così, se la prima parte del volume ripercorre i primi 25 anni di Pepe - il nome con cui Gabardini era noto in famiglia - la seconda parte racconta i successivi 15 fra soddisfazioni artistiche e professionali ma anche come percorso di maturazione umana, sentimentale e civile.

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