L’amore è una catena. Una catena bella, di affetti che procedono nel tempo, tra i mondi e le generazioni. La catena delle madri, dei padri, dei figli. Ogni volta che qualcuno scompare è come se quella catena si spezzasse, anche se non è vero. Il lutto è quell’anello mancante, quella smagliatura nella rete, quella pausa in cui sei sospeso nel vuoto e pensi che mai più, mai più potrai trovare il tuo posto, e che non c’è più nulla, se non un “prima” di pienezza e un “dopo” d’insopportabile vuoto. Tanto più se la persona che è sparita dalla tua catena è un figlio. Lutto indicibile, per il quale nemmeno esiste la parola, nella nostra e in molte altre lingue. Eppure la parola è necessaria, perché «serve per mettere in ordine il mondo e diminuire la quantità di sofferenza che c’è negli esseri umani».
La lotta di Daria, la protagonista del romanzo di Michela Marzano – filosofa e scrittrice, docente di Filosofia morale a Parigi e anche deputata, tra gli indipendenti – “L’amore che mi resta” (Einaudi, pp. 235, euro 17,50), è per trovare quella parola, dopo il suicidio dell’amatissima figlia Giada, che ha rotto tutte le catene, tutta la fiducia di Daria nella capacità dell’amore di ordinare il mondo e tenerlo al suo posto. Perché se la morte di un figlio è un dolore, letteralmente, indicibile, il suicidio di un figlio va ancora oltre, col suo carico silenzioso d’accusa e rifiuto per chi resta.
Tutto in prima, straziata persona, il romanzo è un unico, ininterrotto monologo della la madre disperata che parla alla figlia ormai assente: quanti lutti prendono questa forma di dialogo impossibile eppure impossibile da interrompere, dentro di noi? E come possiamo – se possiamo – risorgere da tanta cenere? Il romanzo è una sequela di domande, irte e spiazzanti, che la scrittura sempre nitida e concentrata della Marzano rende acuminate: una scrittura che partecipa del lampo eppure della riflessione, che emoziona e analizza nello stesso tempo.
Daria troverà la sua risposta, formulerà la sua parola, senza che questa possa guarirla: nessuno guarisce davvero, dal dolore, ma nessuno può andare avanti se non scopre la sua personale, unica, intima – eppure universale e collettiva – formula, che in fondo è sempre semplice. E ha a che fare con l’amore, quello che può non riuscire a salvarti, ma è, sempre, tutto quello che ti resta.
Michela Marzano, che lunedì sarà ospite di Taobuk, incontrerà i lettori domani a Messina, al Feltrinelli Point di via Ghibellina, alle ore 18.