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A cosa ci serve ricordare il passato

A cosa ci serve ricordare il passato

Rieccoci, come ogni anno, con la Giornata della Memoria. E come ogni anno, da queste colonne non intendiamo farne una sterile ripetizione di foto strazianti e testimonianze sempre più sparute e accerchiate, o un elenco di pur bellissime pubblicazioni a tema Shoah. Crediamo fortemente che la Memoria si onori scrutando con occhi bene aperti il presente, perché quello che è accaduto non torni ad accadere: intendiamo – parafrasando un remoto genio europeo (ebreo di lingua tedesca, peraltro) – tenere acceso il fuoco, non adorare le ceneri.
Quindi teniamo sempre a mente l’orrore che nel secolo scorso avvolse l’Europa – i campi di sterminio, le uccisioni di massa, ma anche i nazionalismi, i sovranismi, le odiose dittature che resero tutto questo possibile – soprattutto per farne una misura del presente, un necessario punto di riferimento, una pietra d’inciampo che ci ricordi cosa siamo stati, cosa non dovremo mai più essere.
E quest’anno risulta particolarmente necessario ricordare a noi stessi cosa fu la vergogna delle leggi razziali (nel momento in cui il rientro in Italia delle spoglie del re Vittorio Emanuele III ha riacceso questo tema), l’orrore delle deportazioni, la crudeltà e l’ingiustizia del fascismo e del nazismo, perché la belva ha rialzato la testa, in Italia e in Europa. Assistiamo a blitz sempre più arroganti e animosi di formazioni che senza vergogna (anzi, con un inconcepibile orgoglio) si richiamano a tutta la paccottiglia fascista, dal saluto romano agli stendardi al pantheon di mostri, e radunano sotto quelle vetuste bandiere il peggio della proposta politica populista odierna, il sovranismo d’accatto impastato di razzismo e paura fomentata ad arte. Assistiamo all’uso vergognoso di icone come quella di Anna Frank a sostegno del più stupido degli odi e delle rivalità: quello fra ultrà.
Per giunta, in linea con una certa concezione sensazionalistica e priva di scrupoli del giornalismo, capita sempre più spesso che soggetti del genere vengano invitati in tv, nei talk show, a “spiegarsi”, come se il fascismo fosse un'opinione, e come tale difendibile e persino dello stesso valore delle altre, e con pieno diritto di partecipare al dibattito democratico. Che per definizione, e Costituzione, non ha nulla in comune col fascismo.
Come ogni anno, accostiamo immagini di ieri e di oggi, per riflettere (che le immagini sono tutte un poco specchi). È la nostra idea di Memoria, orientata verso il futuro.

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