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Se il Grande Fratello ormai lo fanno i politici

Grande Fratello

Sono passati quasi vent'anni dalla prima edizione del Grande Fratello, quella - tra gli altri - di Marina La Rosa, Pietro Taricone e della vincitrice Cristina Plevani.

Sin da allora, nelle loro varie evoluzioni (o involuzioni), i reality show continuano a popolare la televisione in svariate forme e con diversi protagonisti, dando vita a un successo che sembra non avere fine.

L'idea del format del Grande Fratello nasce in Olanda un anno prima rispetto alla versione italiana, nel '99, ispirandosi al personaggio omonimo dell'iconico libro di George Orwell «1984».

A differenza del romanzo dello scrittore britannico, in cui il Big Brother rappresenta il leader dello stato dittatoriale di Oceania, il quale tiene sotto controllo l'inerme popolazione tramite un onnipresente sistema di telecamere, nel caso del celebre reality a spiare i concorrenti è il pubblico televisivo.

È appena partita la nuova edizione, la sedicesima, ancora una volta guidata dalla regina di Canale 5 Barbara D'Urso. Un programma di questo genere cresce nel tempo se le storie s'intrecciano e abbondano i colpi di scena, elementi narrativi che è difficile ottenere in modo credibile per un programma quasi ventennale.

Nonostante ciò, buona parte del pubblico sembra essere completamente fidelizzato. Certo, siamo lontano dagli ascolti delle prime edizioni, ma i dati dell'Auditel certificano come la trasmissione continui a mietere ascolti sul cosiddetto «target commerciale».

I reality, più che dei format, sono un linguaggio. Un linguaggio spesso crudo, che instilla sentimenti non sempre nobili in chi guarda: voyeurismo, sadismo, irrisione, crudeltà. Si pensi, ad esempio, al recente caso di Fabrizio Corona e Riccardo Fogli nell'ultima edizione de «L'isola dei famosi», col primo che ha rivelato pubblicamente al secondo che era stato tradito dalla moglie.

Possono piacere o non piacere, ma chi vi partecipa sa perfettamente a cosa va incontro e quindi declinarvi una forma di moralismo probabilmente non è la giusta chiave di lettura. Un fatto va però sottolineato: il linguaggio dei reality ha contaminato tutti i nostri modi di vivere. Pensiamo ai social network e all'utilizzo che ne fanno i politici: condividendo la filosofia del GF, consentono al cosiddetto «popolino» di accedere a molte fasi della propria vita, sia nella sfera pubblica che privata; pubblicano estratti delle proprie relazioni, ciò che mangiano, i propri hobby.

Si può non amare tutto questo, ma è davvero difficile che si inverta il trend.

D'altronde i politici che negli ultimi anni stanno avendo maggior successo e seguito sono proprio quelli che più si mettono in gioco in quella sottospecie di Grande Fratello che sono diventati i loro profili social. Su tutti Matteo Salvini, Luigi Di Maio, Giorgia Meloni e Alessandro Di Battista. Sono quelli che più di tutti sono riusciti a portare il pubblico - gli elettori - a seguire le loro attività con la stessa enfasi e la stessa affettività con cui seguiva e segue i propri concorrenti preferiti al Grande Fratello. Non è un caso che gli attuali leader della Sinistra siano poco presenti sui social.

Per certi aspetti i reality hanno alimentato il fenomeno dell'antipolitica e soprattutto il suo linguaggio. Ma attenzione: un qualsiasi passo falso viene documentato e rinfacciato, chi apre la sfera del proprio privato deve sapere che la gente poi entra senza bussare. E dall'essere idolatrati si passa velocemente all'essere odiati.

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