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Il moderno Noè che salva... la musica della Terra

David Monacchi

Tutto fuor che “sound of silence". C‘era una volta tanto suono. Come entrare in teatro mentre l'orchestra si accorda in polifonie naturali sorprendenti: il cantico di centinaia di creature che vocalizzavano contemporaneamente per passarsi messaggi vitali di sopravvivenza, territorialità, accoppiamento. In nicchie sonore di mistero, magia e bellezza sistemica, ai ritmi estremamente regolari del paesaggio acustico. Un creato musicalmente fatto, musica a prescindere da noi.

C‘era una volta l'uomo. Che è andato a cercarla per descriverne la grandiosità, per ripeterla quando non c'è. Perché la musica è una necessità più antica della parola. Sacrificio, nel senso di dedizione al sacro. Bellezza intoccabile. La musica che sa stringere legami e suscitare società ideali ispirando religioni di esseri altrimenti solitari. Che fa limpido il buio di vene fredde, scava accessi immediati all'essenza, rimanda all'incontrollabilità di cui siamo parte.

C'era poi il silenzio. Quello grave della siccità, di oltre un mese senza una goccia d'acqua nella foresta pluviale. E il suono persistente con cui il grande albero cercava di compensare la pressione interna con le pressioni esterne in un momento di grande difficoltà. Come se all'orchestra strappassi archi, legni, corde: uno scenario devastato di deforestazione, cambiamenti climatici e riduzione della biodiversità. E l'urgenza di registrare l'impronta sonora di luoghi ancora primitivi per trasmetterne memoria al futuro che verrà, se verrà.

C'è ora l'uomo del suono ergo sum. David Monacchi. Che ne “L'arca dei suoni originari” (Mondadori) racconta “Fragments of Extinction”, il suo progetto ventennale, internazionale ma italiano, di armonizzare musica, tecnologia, natura, battaglia ecologica planetaria. Nato per registrare non solo il suono (la sua altezza, la sua durata, la sua complessità timbrica), ma anche la tridimensionalità d'interi cicli circadiani nelle foreste primarie attorno all'Equatore (5 gradi Nord e Sud).

Così Monacchi (compositore e sound designer, docente di musica elettroacustica al “Gioacchino Rossini” di Pesaro, membro del Global Sustainable Soundscape Network e dell'International Society of Ecoacoustics) ha costruito un'arca immateriale (ma reale) che custodisca i suoni naturali in un teatro sferico e immersivo. Registrando, nei luoghi in cui l'essere umano non ha tracciato morte, la Natura che respira e canta come nella notte dei tempi. Per creare una biblioteca di “ritratti acustici” che restituiscano, fissandoli nel tempo, il linguaggio sonoro d'un pianeta avviato all'estinzione.

Un moderno, eterno Noè, che sta salvando la colonna sonora del mondo primordiale prima che sia sommersa dall'incoscienza dell'umanità. Ventiquattro ore per capire che, se l'uomo stona, la musica cambia. E la venticinquesima per decidersi.

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