Ha sempre attraversato l'opacità del mondo con il senso del dolore, ma anche con una profonda capacità “karamazoviana” di comprendere contraddizioni e fragilità dell'umano, e di guardare l'abisso, il commissario Luigi Alfredo Ricciardi, nato dalla vena creativa di Maurizio de Giovanni, scrittore, drammaturgo e sceneggiatore. Ricciardi è uno dei più interessanti personaggi della narrativa italiana contemporanea, amatissimo dai lettori che ora sono rattristati all'idea di doverlo lasciare. Perchè “Il pianto dell'alba” (Einaudi) è l'ultimo romanzo dedicato al ciclo Ricciardi, che de Giovanni ha deciso di concludere.
«Avevo deciso da tempo di chiudere la storia nel 1934. Le leggi razziali, l'inasprimento del regime, l'incremento dei morti di morte violenta mi hanno fatto pensare sin dall'inizio della saga che non avrei continuato a seguire Luigi Alfredo in un mondo in cui gli sarebbe stato difficilissimo evitare la follia, in uno scenario sempre più tragico, con un numero di morti ammazzati che andava facendosi pari a quello dei vivi».
L'intervista completa sulla Gazzetta del Sud - edizione di Messina in edicola.
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