Premio speciale della giuria della 76esima Mostra del Cinema di Venezia è andato a 'La mafia non è più quella di una volta' di Franco Maresco. Assente il regista, il premio è stato ritirato dal produttore.
«Grazie da parte di Franco Maresco, assente al ritiro del premio... spero che riuscirete a vedere il film al di là del festival e mi associo al mio netto no a qualsiasi tipo di censura». E’ il commento di Rean Mazzone, uno dei produttori di "La mafia non è più quella di una volta" di Franco Maresco, premio speciale della giuria della 76esima Mostra del cinema di Venezia durante il ritiro del premio. Il film di Maresco non è stato presentato alla mostra perchè per la prima volta nella storia del festival, per motivi ancora da chiarire, era stata cancellata la conferenza stampa di presentazione.
«Il premio al film di Franco Maresco va al suo linguaggio narrativo che non è fatto solo di scrittura ma di sapiente mescolanza di generi diversi: cinema della realtà, capacità drammaturgica di tenere alta l’attenzione del pubblico, uso sapiente di personaggi e situazioni apparentemente surreali. Tutti elementi di cinema che Luce-Cinecittà tiene in grande considerazione nel racconto della realtà italiana». Lo dice Roberto Cicutto, Presidente e Amministratore delegato Istituto Luce-Cinecittà commentando il Premio speciale giuria a Franco Maresco.
«Letizia Battaglia ha regalato al cinema e a tutti noi un raro esempio di lucida determinazione libera da ogni condizionamento nell’affermare le ragioni della sua militanza contro la mafia. Siamo lieti che il loro lavoro abbia trovato un forte riconoscimento da parte della giuria veneziana», conclude.
Vince il Leone d’oro la risata amara di JOKER di Todd Philips, film d’autore da box office, e mette d’accordo tutti in questa 76/a edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica che si è chiusa stasera. Nulla da dire anche sul secondo premio per importanza ottenuto da J'ACCUSE di Roman Polanski, thriller storico ammantato da perfezione stilistica che guadagna il Gran Premio della Giuria.
E l’Italia vola poi e fa il bis, anche forse grazie alla verve livornese di Paolo Virzì in giuria: prima con la Coppa Volpi andata a Luca Marinelli per MARTIN EDEN di Pietro Marcello e poi, davvero a sorpresa, con il Premio Speciale della Giuria ottenuto da LA MAFIA NON È PIÙ QUELLA DI UNA VOLTA di Franco Maresco, un film sicuramente di difficile fruizione per giuria internazionale che forse, per dargli un riconoscimento, si è avvalsa di una solida spiegazione e contestualizzazione. Comunque va detto che Lucrecia Martel, presidente di giuria, che era partita col piede sbagliato per aver, a inizio festival, suscitato polemiche per le sue parole su Polanski, alla fine ha messo in campo un palmares più che equilibrato.
Stride però un pò, in queste scelte, il Leone D’Argento per la migliore regia andato allo svedese Roy Andersson con ABOUT ENDLESSNESS, già vincitore nel 2014 del Leone d’oro con 'Un piccione seduto su un ramo riflette sull'esistenza' che ha riproposto al Lido quest’anno gli stessi 'tableaux vivants' di allora in una prospettiva anche più minimalista, ovvero che anche l’ordinario ha le sue luci brillanti. Coppa Volpi più che meritata per la migliore attrice andata in questa edizione alla grande Ariane Ascaride per il film GLORIA MUNDI di Robert Guédiguian. La moglie e musa del regista interpreta nel film la solida ex moglie di un carcerato che, dopo essersi rifatta una vita con un altro uomo, deve affrontare la crisi della sua famiglia che si sta sfaldando nella tragica crisi economica. Nel segno della follia anche il premio per la migliore sceneggiatura, andato al regista di Hong Kong Yonfan per il film d’animazione N.7 CHERRY LANE, un delirante e erotico racconto di un triangolo d’amore tra un troppo sexy insegnante di inglese che si innamora, ricambiato, da una giovane figlia e di sua madre. Meritatissimo, infine, il Premio Marcello Mastroianni andato a Toby Wallace per il film BABYTEETH dell’australiana Shannon Murphy, una delle due donne in corsa in questa edizione. Il film, che racconta l’incontro di uno stralunato ragazzo tossico (Wallace) con una quindicenne malata di cancro, forse avrebbe meritato di più, ma anche qui onore alla regista argentina Lucrecia Martel che ha mostrato ancora una volta il suo equilibrio.
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