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Ma adesso Cattelan (bravissimo) dovrebbe smettere di fare Cattelan

Con quella faccia un po’ così, quell’espressione un po’ così, che ha Alessandro Cattelan quando fa EPCC su Sky, viene da pensare che crescere a pane e tv fa bene ma può creare dipendenza.

Di Cattelan apprezziamo diverse caratteristiche, come la parlantina sciolta, la capacità – che pochi presentatori italiani hanno – di esprimersi in inglese fluently e quindi, di poter interloquire con i suoi vari ospiti in maniera spontanea, il portare in tv il basso e l’alto con grande interscambiabilità, senza preconcetti, ma, anzi, con la consapevolezza di essere in sintonia con l’argomento trattato. Insomma, gli riconosciamo un bel carico di pregi che lo portano ad essere uno dei personaggi di punta della tv, tanto che Sky non esita a rinnovargli da anni l’incarico di portare avanti un talk show, che, come spesso avrete sentito ripetere, si rifà concettualmente a simili programmi della tv statunitense.

Tuttavia, nonostante questa bella presentazione e i meriti indubbi, non vi nascondiamo che Cattelan, a nostro avviso, in tutti questi anni è rimasto tanto fedele al suo paradigma di stile da non essersi evoluto. Il suo salto di qualità, infatti, sta negli ospiti sempre più famosi e prestigiosi che porta nel suo spettacolo, ma alla fine il contenuto è sempre lo stesso, tende al glamour più che alla sostanza, fa appello a quella cultura fashion che vorrebbe dare l’apparenza della profondità del pensiero ma rimane sullo strato superficiale. Non si tratta né di gossip né di scoop, ma di un genere mutuato da quelle riviste patinate in cui anche un banale oggetto viene glorificato dall’estetica della foto che lo riproduce e da un breve saggio sul suo uso, firmato però da un autore prestigioso.

Di questa capacità Cattelan si nutre, appunto, sperimentando con i suoi ospiti conversazioni con varianti originali. Cattelan vuole essere trendy senza apparire tale, anzi, schermandosi con una sofisticata semplicità, non ha nessun interesse a essere il più bravo, vuole essere solo il migliore degli influencer, non aspira neanche a essere il più simpatico, ma solo il più seguito, come se il suo slogan fosse «piace alla gente che piace», perché il suo è un cazzeggio cool, che fa tendenza, ma che, alla fine, esce appiattito dalla ripetitività della formula.

Per questo crediamo che Cattelan dovrebbe far meglio fruttare le sue capacità e i suoi indubbi pregi, cercando di venir fuori dal paradigma modaiolo per approdare ad una modalità più approfondita della critica del costume.

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