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Che bello quel talento: non saper fare assolutamente nulla, ma farlo bene

La definizione di talento è la naturale predisposizione di un soggetto in una attività. Coniugando tale disposizione alla ben nota precognizione attribuita a Andy Warhol, secondo il quale ognuno sarà famoso per quindici minuti, abbiamo avuto la moltiplicazione dei talent tv, in alcuni dei quali devi saper cantare, ballare e fare qualcosa, mentre in altri, invece, non devi saper fare assolutamente niente e meglio lo fai, più hai la possibilità di vincere.

Lo spettacolo è così assicurato se lo si sa allestire con abilità, ed è questo il caso di “Tu si que vales”, che sabato prossimo chiuderà la sua edizione 2020. Uno show che trova il suo punto di forza nella capacità dei giurati di mettere in scena il controcanto comico e leggero ad esibizioni di alta spettacolarità. Non a caso, a Tu si que vales non hanno ancora sfruttato il potenziale che potrebbe provenire da una vetrina di giovani talenti comici che avrebbero, così, l’opportunità di farsi conoscere, perché diventerebbe sovrapponibile alla funzione dei giurati.

Infatti, la trasmissione di Canale 5, negli anni, si è allontanata dall’osservanza stretta dei due concetti di notorietà e talento per evitare di somigliare ad altri talent che mirano a formare artisti, offrendo loro spazio e tempo per farsi conoscere. Ecco che, quindi, Tu si que vales è diventata una vetrina per esibizioni che, più che con la innata predisposizione di un soggetto, hanno a che fare con la ferrea disciplina, con la capacità di resistenza, con la forza fisica, dimostrata in pochi minuti.

Sostanzialmente, ciò che in questa edizione abbiamo potuto vedere sono artisti circensi che per anni si sono allenati in numeri di alta acrobazia, atleti che alla fine della loro carriera si sono riconvertiti, capitalizzando la loro metodica preparazione sportiva con la realizzazione di volteggi e funambolismi di grandissima precisione allestiti nel quadro di una coreografia suggestiva. Molti sono stati anche i maghi e prestigiatori, anche loro praticanti di una disciplina che necessita certamente di una inclinazione spontanea ma soprattutto di continua esercitazione per affinare l’abilità. Insomma, tutte esibizioni senza dubbio spettacolari, spesso tipiche di uno di quegli show da Lidò, ma che non ha molto senso fare entrare in competizione. Si tratta infatti, di artisti già spesso affermati all’estero, che con i loro numeri hanno girato i varietà e gli spettacoli di arte varia di mezzo mondo e per i quali la vittoria finale conta per il gruzzolo che viene assegnato più che per la notorietà o per la celebrazione del talento.

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