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Giovanni Allevi "In the jungle", a scoprire l'arte per strada

L'innovativo progetto di Raiplay è una piccola "rivoluzione", andando controcorrente

Allevi "In the jungle"

Un maestro per strada. Quella strada che ci è stata vietata in questi mesi infiniti di case e maschere. La strada a volto scoperto, libera, viva, vissuta, suonata, rappresentata in forme d'arte senza caselle, centro nevralgico di creatività letteralmente fuori dalle regole. La via del moto rivoluzionario di Giovanni Allevi il compositore, il pianista, il filosofo, lo scrittore. L'accademico che scende dal piedistallo per scambiare umanità e professionalità con quel fondo da cui molto (tutto?) origina.

«Quando Giovanni Allevi ci ha proposto questo progetto ci siamo innamorati immediatamente dell’idea», parola di Elena Capparelli, direttore di RaiPlay. «La possibilità di raccontare questa forma di arte, così integrata nel territorio urbano e così facilmente accessibile a tutti, ci è sembrata subito l’occasione per proporre al pubblico di RaiPlay un vero e proprio viaggio culturale alla scoperta di mille storie, volti, talenti che grazie ad Allevi diventano pure emozioni».

Con questo spirito da viaggiatore senza meta è stata concepita e generata “Allevi in the jungle”, la docu-serie (prodotta da Twisterfilm, regia di Simone Valentini) esclusiva di Raiplay, nata da un'idea di Maurizio Monti, Giovanni Amico, Achille Corea e lo stesso Allevi. Per incontrare i buskers, quei geni senza tetto che prendono ispirazione e portano bellezza nel caos della vita senza poltrone, fuori dai teatri.
Otto atti in tutto. Le prime quattro puntate (25 minuti ciascuna) sono già disponibili sulla piattaforma. Gli ambienti che il maestro ha fin qui esplorato sono quelli di Roma, Torino, Trento e Ferrara. Da oggi, inoltre, sempre su RaiPlay, atterra uno speciale natalizio di 40 minuti, girato a Milano. Giovanni Allevi si esibirà in un mini concerto al pianoforte alle Colonne di San Lorenzo, in cui duetterà con il percussionista Emanuele Cedrone, e poi ci sarà l'esibizione del trombettista Raffaele Kohler nel cortile d’un ospedale (con Allevi che lo accompagnerà con triangoli e sonagli). Dal 28 gennaio saranno poi disponibili gli ultimi quattro episodi.

Il senso di questo esperimento sociale ce lo racconta lui stesso: «Con Allevi in the jungle voglio metter in atto una piccola rivoluzione, far conoscere la potenza e la ricchezza della strada e dimostrare che anche da lì può nascere l'arte, la ricerca, la cultura. Soprattutto la capacità di ripartire ogni volta, d’imparare dalle proprie fragilità, di scoprire come rimanere fedeli a se stessi nonostante le difficoltà. Lo scopro dalle parole libere e creative di persone visionarie, che fanno ciò che amano senza curarsi del riscontro, che vivono controcorrente, sono se stesse in un mondo annoiato che ci vuol tutti incasellati ed omologati».
Quando un musicista ascolta, il risultato suona. «Sono per natura timidissimo e chiuso nel mio mondo, avvolto dalla musica, ma ho sentito che fosse il momento di aprirmi con entusiasmo ad una avventura filosofica e sovversiva, in grado di raccontare le forme del cambiamento e la capacità di adattamento, che in questo momento storico più che mai siamo portati ad esplorare».

Uscire a vivere mentre si dentro sopravvive è anche più rivoluzionario. E magari qualcuno tra quelli incontrati per questa sua via, prima o poi lo ritroveremo con lui sul palco.
Le prossime quattro tappe scenderanno fino a Salerno. Ma si dice (e si sente e si vede) che anche quaggiù dalle nostre parti la strada abbia una sua precisa strada. Chissà se Allevi verrà a percorrerla.

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