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Parla il finanziere e scrittore Guido Brera: "Il rider pedala, tutto crolla"

Una distopia ispirata a Voltaire ma che capovolge nel suo opposto “il migliore dei mondi possibili”. Il nostro che mondo è e sarà?

"Il futuro? Si gioca sul tema della sostenibilità". Guido Maria Brera è al suo quarto romanzo (firmato col collettivo "I Diavoli" e che diventerà un film)

«Mi ha meravigliato il fatto che nessuno avesse parlato dei rider, che nessuno avesse provato a capire il mondo che cambia, una pedalata dopo l’altra». Finanziere e scrittore – cofondatore del Gruppo Kairos, ora capo degli investimenti del Gruppo Kairos Julius Baer – romano e 51enne, Guido Maria Brera è uno dei grandi protagonisti dell’attualità di questi giorni, capace di intercettare il disagio del mondo delle app, volgendolo in una bella rilettura del romanzo di Voltaire, “Candido” (La Nave di Teseo), che presto diverrà un film. Il quarto romanzo di Brera – co-firmato con I Diavoli, il collettivo di voci che trae il nome dal suo primo romanzo, divenuto una serie tv di successo con Patrick Dempsey e Alessandro Borghi sul mondo della finanza – è giunto in libreria pochi giorni prima dello sciopero nazionale dei rider.

“Candido” è ambientato in una Milano post-pandemica del prossimo, imminente futuro e il suo protagonista è un rider ingenuo che pedala tutto il giorno convinto di vivere nel migliore dei mondi possibile mentre tutto intorno a lui crolla. Posto in fondo alla scala sociale, deve guadagnare crediti sociali per poter comprare da mangiare, pagare l’affitto e soprattutto, per collegarsi alla rete e amare Cunegonda, la sua fidanzata virtuale. Su ogni cosa domina un misterioso algoritmo e il filosofo Pangloss, tramutato in un ologramma, afferma: «Tutto è bene, tutto va bene. Tutto va nel miglior modo possibile».

“Candido” è un incubo ad occhi aperti, a portata di click, una narrazione incalzante che si rispecchia nel nostro presente, tanto che nei giorni scorsi quattro compagnie sono state multate – Deliveroo, JustEat, Glovo e UberEats – dalla procura di Milano per 733 milioni di euro e poi obbligate ad assumere come dipendenti una quota di fattorini: «Ma è solo l’inizio di una battaglia etica e necessaria per non farci travolgere dall’algoritmo. Il futuro? Si gioca sul tema della sostenibilità».

Un finanziere che scrive di rider diventandone il paladino. Un paradosso?

 «Per poter effettuare gli investimenti ho guardato il mondo e ne ho visto tutti gli squilibri. Parlare di rider significa raccontare la vita di uno schiavo dell’algoritmo e le dinamiche di un certo tipo di capitalismo, ma soprattutto significa comprendere che questa è una lotta sociale che riguarda tutti per disegnare un futuro collettivo».

  Questo è il migliore dei mondi possibili?

«Potrebbe esserlo ma la redistribuzione è stata iniqua. Corriamo a gran velocità verso una eccessiva polarizzazione della ricchezza che supera la meritocrazia e ci sta sfuggendo di mano. Nell’ambito delle economie digitali la produttività del lavoratore sta crescendo costantemente dal 2000 in avanti ma il suo salario reale è inchiodato. Ecco, non è possibile che il benessere non venga mai redistribuito».

Già nel precedente “La fine del mondo” (La Nave di Teseo, 2020) parlava di una app che svuota i centri storici e li consegna ai turisti munifici, desertificando il cuore delle città. Con “Candido” racconta una distopia o una realtà imminente?

«Accetto il termine distopia ma la considero imminente. È il futuro che ci sta piombando addosso e non possiamo sfuggirgli. Del resto, in Cina i social credit sono già realtà. Lavori e ti vengono assegnati dei crediti per pagare ogni cosa, dal cibo all’affitto».

Di cosa si tratta?

«È un modo per poterti dire “bravo” in termini digitali. Con più social credit puoi fare una vita migliore ma se per caso salti una rata del mutuo, vieni segnalato nel sistema e non riesci ad avere accesso a dei servizi. Ogni cittadino ha un punteggio, gestito da un algoritmo che ti valuta, e se diventa troppo basso perdi la libertà. È una nuova forma di reclusione digitale».

Come si lavora in un collettivo?

«Siamo sette persone, scrittori, professori, giornalisti. Il collettivo è un magma di saperi, una combinazione vincente per guardare una realtà dinamica e frammentata. Il mio lavoro da tempo è orientato nel confronto con il collettivo, una potenza di fuoco senza il quale questo libro non esisterebbe».

Pochi giorni fa c’è stato il primo sciopero nazionale dei rider. Un primo passo?

«Ma già decisivo visto che Just Eat ha raggiunto un accordo con i sindacati per il primo contratto collettivo aziendale dei rider in Italia. C’è stato finalmente uno scatto in avanti sul fronte dei diritti dei lavoratori digitali. È un passaggio epocale ma non bisogna fermarsi proprio adesso».

Come si cambia il mondo con un click?

«Noi dobbiamo ordinare solo sulle app che assumono rider e quindi puntano con decisione sulla sostenibilità».

Che lezione traiamo dal Covid?

«Che siamo tutti sotto lo stesso cielo. Il Covid ci ha insegnato che non possiamo controllare tutto e che il nostro pianeta è in uno stato di sofferenza inedita e causata dall’uomo. La terza guerra mondiale sarà quella contro l’inquinamento, tutte le nazioni unite contro la globalizzazione selvaggia che ha spinto e spinge ancora oggi per attuare in Cina ciò che in tutti gli altri paesi d’Occidente è vietato, con un ritorno economico che aumenta la polarizzazione della ricchezza. Nessuno pensa alle conseguenze?».

Ha fondato la società Chora per la produzione di podcast (fra cui “Ossigeno” con Paolo Giordano). Sui social ha annunciato il prossimo progetto con sua moglie, la conduttrice Caterina Balivo, e la schermitrice Bebe Vio. È il futuro dello storytelling?

«Con Mario Calabresi e Mario Gianani di Wildside vogliamo raccontare la contemporaneità con un team che punta sulla potenzialità della voce. Chora è una fabbrica di saperi, il mio sogno che si realizza. E sa perché? Perché la tecnologia disintermedia tutto tranne il talento e noi quest’ultimo lo abbiamo in casa».

Candido è anche una storia d’amore?

«Senza dubbio. Questo è un libro sull’amore e sulle donne, volevo raccontare il mondo femminile e per la prima volta parlo apertamente anche a questo pubblico perché si rispecchi dentro la storia di Candido che pedala mentre il mondo gli crolla intorno»

 

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