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“I delitti di Alice”, dalla favola all’intrigante mistero del giallo

Un mix fra il giallo classico e l’indagine accademica, con pregevoli echi di Conan Doyle e Borges. Un romanzo fuori dal comune, per imparare guardare la realtà proprio come Alice, a testa in giù

Nel microcosmo di Oxford c’è una confraternita devota al grande autore inglese Lewis Carroll, l’autore di Alice nel paese delle meraviglie. Scrittore, matematico e prete anglicano - il suo pseudonimo era Charles Lutwidge Dodgson - quel capolavoro germogliò quando, remando sul Tamigi, la piccola Alice Liddell gli chiese di raccontarle qualcosa per distrarsi.
Era il 4 luglio 1862 e la storia di Alice, una ragazzina che cadeva nella tana di un coniglio, prese vita. Alice Liddell insistette finché Carroll ne scrisse una prima versione, donandogliela come regalo di Natale del 1864. Ma c’è davvero un segreto sepolto nel passato di Lewis Carroll? E perché sta scatenando una serie di delitti?

Annodandosi alle ombre del passato, con “I delitti di Alice” (tradotto da Valeria Raimondi) Guillermo Martínez - affermato autore e matematico argentino, contributor del New Yorker e autore di La serie di Oxford (già approdato al cinema con Elijah Wood e John Hurt) – ha costruito un giallo letterario di grande pregio che si incunea alla perfezione nel nostro tempo, pericolosamente intento a riconsiderare il valore artistico dei grandi autori in base a criteri meramente etici.

La confraternita Lewis Carroll sta per pubblicare un’opera omnia sui diari dell’autore inglese chiamando a raccolta molti dei suoi iscritti ma, come un fulmine a ciel sereno, spuntano le tracce di una pagina strappata – l’atto inconsulto di un familiare di Carroll – che ne rimetterebbe in discussione l’intera opera. Si tratta di una scoperta eccezionale da un punto di vista editoriale e mentre cresce la frenesia, iniziano i delitti. Ma ciò che inquieta la voce narrante – riecco il giovane matematico dal nome impronunciabile del suo esordio, a Oxford per il dottorato – è il fatto che i crimini siano palesemente ispirati alle pagine di Alice: una donna viene investita e il suo corpo viene sbalzato in aria come sparato da un cannone, un uomo viene avvelenata come se avesse ingerito un veleno assai curioso e un altro ancora, subirà una fine peggiore, ispirata dalle celebri parole della Regina di Cuori…

Fra le pagine senza tempo di Carroll – che nascondono in piena luce enigmi matematici, nonsense e una ricchezza lessicale senza pari – Martínez compie un’indagine che combina il poliziesco con il rigore matematico, fra logica e sentimenti.
È noto che Carroll amasse la fotografia – è considerato uno dei più importanti fotografi dell’epoca vittoriana – immortalando bambine fra i 5 e i 16 anni, anche in pose seducenti. Si badi bene, tutto sotto l’occhio e con l’assenso dei genitori. Ma oggi queste foto hanno un forte impatto sul lettore e qualcuno potrebbe cercare di ostacolare la consacrazione postuma operata dalla Confraternita sventolando timori etici.
Vincitore del prestigioso premio Nadal 2019, “I delitti di Alice” è un mix fra il giallo classico e l’indagine accademica, con pregevoli echi di Conan Doyle e Borges. Un romanzo fuori dal comune, per imparare guardare la realtà proprio come Alice, a testa in giù.

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