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Letture d'estate, in viaggio con... un libro

Carrellata di romanzi, italiani e stranieri, ottimi per godersi le vacanze o per rilassarsi in compagnia degli autori preferiti

Cosa c’è di meglio di un bel romanzo per far pace con il mondo? Cosa può esserci di più intrigante che tuffarsi, pagina dopo pagina, nelle immaginarie vite altrui, vivendo nuovi amori, attraversando destini diversi dai nostri, giungendo all’ultima pagina, al colpo di scena finale? Nel cuore dell’estate, Gazzetta del Sud prosegue il suo viaggio fra i consigli di lettura e propone ai suoi lettori una carrellata di romanzi, italiani e non, per tutti i gusti.

“Estate”

Iniziamo con Ali Smith, la romanziera scozzese che conclude la sua tetralogia dedicata alle stagioni con “Estate” (Sur, tr. Federica Aceto). Smith si muove nel nostro tempo, dalla Brexit al Covid in una storia densa e ritmata dai dialoghi ma deliziosamente surreale, narrando le sorti della famiglia Greenlaw – Grace, Sacha e Robert – e di Art e Charlotte e dell’ultracentenario Daniel. Una prosa densa di citazioni, una cartina di tornasole di questi anni così convulsi e pieni di retorica sovranista. Ancora una volta, un romanzo, è il modo migliore per leggere il nostro tempo, rendendo omaggio anche a Lorenza Mazzetti, regista, scrittrice e pittrice italiana testimone dell'Olocausto, inglobando anche le proteste dei Black Lives Matter e il caos pandemico.

“Un piede in paradiso”

Apprezzato da Alice Munro e considerato uno dei romanzi più intensi del mondo, Ron Rash firma “Un piede in paradiso” (La nuova frontiera, tr. Tommaso Pincio), rievocando la prosa di William Faulkner. La Nuova Frontiera ripesca il suo primo romanzo (2002) riportandoci indietro sino agli anni ’50. Rash parte lentamente ma ingrana la marcia e trova il suo ritmo mentre racconta due sparizioni misteriose e per farlo, ricorre a cinque punti di vista diversi, cinque prospettive per un dramma delle passioni – gelosia, invidia, tradimento – raccontando la parte più oscura dell’animo umano.

“Sorelle”

Da un talento all’altro, Daisy Johnson firma “Sorelle” (Fazi editore, tr. Stefano Tummolini) e leggendolo sembra di trovare delle nuove pagine di Shirley Jackson, richiamando quella sensazione di continuo pericolo mentre racconta di due sorelle – Luglio e Settembre – in fuga da un evento misterioso, avvenuto a scuola. Legate non solo dal sangue ma da una promessa fatale, Luglio subisce il legame con la sorella che la domina e la tiene in scacco e sin dai primi istanti questo rapporto di forza si rivela una chiave di lettura, motivando la fuga delle due protagoniste in una diroccata casa sul mare. Un romanzo psicologico con sfumature gotiche in cui il lettore deve lasciarsi guidare con fiducia («mia sorella è l’albero che cade. Mia sorella è una finestra murata») danzando sul pericoloso crinale dei segreti, sino al colpo di scena finale.

“Telefono”

Continuiamo a parlare di grande scrittura con Percival Everett, finalista al Pulitzer 2021 con “Telefono” (La Nave di Teseo, tr. Andrea Silvestri). Chitarrista, addestratore di cavalli e scrittore di fama, Everett compone una storia di incastri sul tema della perdita e del perdono, rivelando alla stampa: «Ci sono tre diverse versioni di questo romanzo, sono tutte pubblicate in modo identico e non puoi sapere quale stai ricevendo». Romanziere 63enne, racconta di Zach Wells, un docente di geologia la cui tranquilla esistenza viene sconvolta da un misterioso biglietto con scritto "Ayúdame”, nascosto nella tasca di un acquisto su eBay. Si lancerà nell’impresa come se salvando uno sconosciuto potesse rimettere in sesto la sua stessa vita. Il risultato è un romanzo simil-picaresco di grande livello e una volta conclusa la lettura, potreste decidere di scovare gli altri due finali possibili, rivivendo l’emozione della scoperta (La Nave di Teseo ha rilasciato tre edizioni contraddistinte con tre colori pastello – azzurro, verde, rosa – includendo scene estese o alterate, oltre tre finali diversi).

“Caldo”

Se siete in cerca di emozioni legate all’adolescenza, scegliete “Caldo” (Edizioni E/O, tr. Alberto Bracci Testasecca) il romanzo del ventisettenne Victor Jestin concepito come un flusso di coscienza legata alla perdita dell’innocenza. Una notte calda e collosa in un campeggio, il protagonista, il diciassettenne Léonard, assiste inerme alla morte – forse casuale, forse no – di Oscàr, un suo coetaneo. Poco più di cento pagine, richiamando la tensione narrativa del capolavoro de “Il Diavolo in corpo” di Raymond Radiguet, per un esordio potente, straniante. Un romanzo che attraverso le tensioni e i desideri legati alla pubertà, quel miscuglio di colpa e ardore che può spingerci anche a gesti di pura follia, solo per il desiderio di sentirsi vivi, di essere qualcuno in mezzo alla folla.

“Ciò che nel silenzio non tace”

Infine, chiudiamo con Martina Merletti e “Ciò che nel silenzio non tace” (Einaudi). Altro esordio appassionante, intreccia finzione e storia vera, traendo spunto dal gesto eroico di una suora, Suor Giuseppina De Muro, che dirigeva il braccio femminile del carcere Le Nuove di Torino e si occupava anche dei figli delle donne deportate dai nazisti, con gesti di grande carità. Un romanzo fatto di memoria e di oggetti che si spinge avanti nel tempo, narrando di una giovane donna, alla ricerca di un fratello sconosciuto, riannodando i fili della memoria.

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