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"Icaro, il volo su Roma": il romanzo di Giovanni Grasso presentato a Messina

Una storia esemplare, scritta da un grande comunicatore, sul valore della responsabilità

Il protagonista. lauro de Bosis, intellettuale antifascista, morto nel 1931 dopo il suo volo di ribellione su Roma

Nella relazione di uno scrittore con le storie c’è qualcosa di intimo, di irripetibile, ed è stato così che Giovanni Grasso ha incontrato molti anni fa un personaggio eccezionale come Lauro De Bosis: una vita da romanzo, da eroe caro agli dei e dunque destinato a morire giovane, per poi farne, in tempo di pandemia, il protagonista del suo bel romanzo “Icaro, il volo su Roma” (Rizzoli), presentato a Messina alla libreria Feltrinelli, in una conversazione che ha messo al centro della riflessione il valore della cultura che non può essere scissa dallo spirito di libertà.

E che Grasso, giornalista politico, saggista, storico, romanziere, autore di documentari per la Rai, e dal 2015 consigliere per la stampa e la comunicazione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella (ma già, tra le altre cose, portavoce del ministro della Cooperazione Internazionale Andrea Riccardi e con un notevole palmarès di onorificenze ricevute in tutto il mondo), abbia scritto un romanzo su un eroe dell’antifascismo e sulla ricca temperie culturale e liberale in cui viveva, risponde alla stessa etica della comunicazione nella quale la responsabilità della parola è proprio quella di respondere, della capacità di dare risposte, cosa che rimanda alla coscienza morale.

E quando gli chiediamo, ricordandogli il premio ricevuto a Ischia nel 2021 come “Comunicatore dell’Anno”, quale sia il rischio e la responsabilità, appunto, della comunicazione, Grasso ci ricorda che «la comunicazione ha le stesse regole, sia che si stia accanto al presidente della Repubblica, sia quando si ricopre il ruolo di sindaco di un piccolo paese. Certamente nel mio caso con un supplemento di responsabilità in più per un’autorità che deve stare al di sopra delle parti. Quando si comunica si è un mezzo, uno strumento, dunque bisogna cercare di rinunciare al proprio ego, essere rispettosi verso l’altro di cui s’interpreta il pensiero e la parola».

Grasso conosce il presidente Mattarella da molti anni, e sa quanto sia stata gravosa la comunicazione in tempo di pandemia. Ecco, forse in questi due anni così drammatici, il Presidente Mattarella, ci dice ancora, «ha sentito la necessità di dover allentare il distacco imposto dal suo ruolo, di dover mostrarsi ancora più vicino alla gente persino con quel gesto fuori onda (ma assolutamente naturale) del mettere a posto i capelli o con la sua presenza nei luoghi del dolore e della memoria».

E a proposito di memoria, quest’incontro, nato nell’ambito dell’edizione speciale della Rassegna nazionale “Messina e il giornalismo, incontri a tu per tu con giornalisti e scrittori” ideata e curata dal giornalista e portavoce parlamentare messinese Antonio Ivan Bellantoni, coi relatori Ivo Blandina, presidente della Camera di Commercio, e Francesco Stagno d’Alcontres, docente del Policlinico Universitario di Messina e politico – hanno arricchito l’incontro le voci dei ragazzi del coro “Le note colorate”, del Maestro Giovanni Mundo – , ha fatto riemergere la lezione dell’antifascismo, dei Rosselli, dei Salvemini, degli Sturzo e dei De Bosis, che scelsero di combattere la dittatura.

E dopo tanti saggi di carattere storico-divulgativo, ci voleva un romanzo, con la stratificata geografia di una storia «di vero e d’invenzione», per scoprire Lauro de Bosis (figlio di Adolfo, fondatore della storica rivista “Il Convito”), poeta, drammaturgo, vincitore nel 1924 delle Olimpiadi di Amsterdam con il dramma dedicato a Icaro nella categoria letteratura drammatica (al tempo i giochi comprendevano anche competizioni artistiche), docente universitario ad Harward, aviatore, uomo di grande lungimiranza politica, benché dimenticato.

«Ma il suo Icaro – ha ricordato Grasso – non è l’eroe un po’ capriccioso consegnatoci dal mito, è invece l’eroe tragico che si oppone al tiranno Minosse, con tutte le sue forze e sino al sacrificio. Il gesto di De Bosis, il famoso volo su Roma nel 1931 che si fece beffe di Mussolini e di Italo Balbo con il lancio di migliaia di volantini inneggianti alla libertà non fu un gesto estetico, da superuomo. Il suo aereo scomparve in mare, il suo forse fu un sacrificio inutile, ma proprio per questo sacro».

E averlo salvato dall’oblio con un romanzo (il secondo di Grasso, dopo “Il caso Kaufmann”, Rizzoli, 2019); aver costruito, a partire dalla storia d’amore che De Bosis visse con la colta attrice newyorkese Ruth Draper, una trama di avventura, passioni, inquietudini politiche; aver immaginato, sulla base di documenti storici, dialoghi e situazioni di quel tumultuoso e fascinoso trentennio del ‘900, è la magia di chi usa le parole per non farle perdere, le parole.

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