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"L'educazione sentimentale di Eugenio Licitra", ragusano fuorisede

Lo scrittore fiorentino Francesco Recami

Dopo la casa di ringhiera/ombelico del mondo in cui avvengono le avventure rocambolesche del tappezziere-detective Amedeo Consonni e dopo la quadrilogia delle commedie nere, lo scrittore fiorentino Francesco Recami distilla ancora compiutamente la commedia umana in tutte le sue declinazioni con “L’educazione sentimentale di Eugenio Licitra” (Sellerio), un salto all’indietro nel tempo, agli anni Settanta del secolo passato, con una storia di “educazione” sentimentale in cui il grottesco della dimensione quotidiana entra di diritto nelle turbolenze sociali e politiche del 1977 (anno di “formazione” del protagonista), nei sussulti di esperienze emotivo-sessuali, nella sarabanda di avventure e di equivoci esilaranti (non senza qualche traccia di “giallo”) attraverso i quali Recami racconta magistralmente la “realtà”.

È il 1977 e da Ragusa arriva a Firenze Eugenio, studente di Filosofia, ansioso di vivere nella capitale della cultura esperienze interessanti, e, sopra tutte, quelle con il sesso femminile cui la libertà sessantottina ha conferito la spigliatezza necessaria per iniziare al sesso e all’amore un ingenuo come Eugenio, ancora fortemente legato al cordone ombelicale materno. A Firenze si ritrova ad abitare in un appartamento insieme ad altri studenti: Loriano, detto Loris, romagnolo che, oltre alle ragazze, ha in testa solo l’elaborazione della sua Fiat Seicento Abarth; Sandro detto il Saggio, riservato studente di medicina di idee staliniste, tra tutti il più colto e ammodo; D., vanaglorioso militante di Lotta Continua iscritto ad Architettura, poco apprezzato dagli altri.

Eugenio viene indicato come il Ragazzo, il pivello cui toccano subito corvée in una cucina dove regna lo sporco e la più brutta camera della casa (che poi si rivelerà strategica per la sua iniziazione sessuale). In città intanto infuriano le lotte studentesche, tra sinistra e ultra sinistra, tra sinistra e fascisti. Anzi, un giorno si diffonde la notizia che D. è stato picchiato dalla canaglia fascista, cosa verosimile ma non certissima, che da quel momento rende D. un “eroe” libero di portare la sua “scorta” di compagni nell’appartamento e di “occupare” la stanza del Ragazzo. Che, però, sopporta, perché insieme a Loris e al Saggio, a parte la condivisione delle provviste casarecce fornite dalle rispettive famiglie per gli affamati rampolli fuori sede, vive avventure picaresche, dal furto in casa di mezza salsiccia arrotolata e mezzo pecorino chiuso in una cassetta con catenaccio nella parte di frigorifero di Loris al soccorso di una bellissima ragazza in fuga da suoi misteriosi aguzzini, dal cinema dirompente di quegli anni (tutti sono impressionati da Taxi Driver e dal regista Wim Wenders) alle riflessioni sul pensiero gramsciano, hegeliano e marxiano, alla sfida a duello della Seicento Abarth di Loris con un’avversaria Alfasud, macchina simbolo degli anni Settanta. Tutto con il ritmo travolgente e la minuziosa ricostruzione messi in scena da Recami.

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