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Pochi spettacoli e spettatori, i primati negativi del Sud. I dati di Calabria e Sicilia

Il Teatro Grandinetti di Lamezia

Oltre un terzo della popolazione italiana vive nelle regioni del Sud, eppure è proprio qui che lo spettacolo soffre di più, con numeri drasticamente più bassi rispetto al resto del Paese, sia per l’offerta, sia per il numero di spettatori, sia naturalmente per la spesa. E’ la situazione preoccupante fotografata dal Rapporto annuale Siae, dal quale emerge un’Italia drasticamente divisa, con il Mezzogiorno ancora una volta lontano con intere regioni dove andare al cinema o al teatro o a un concerto è molto più difficile rispetto al nord o anche al centro.

Qui, a fronte appunto di una presenza del 34% della popolazione nazionale, gli spettatori nel 2021 sono stati solo il 20%, in pratica un quinto del totale nazionale. Un’asimmetria, fanno notare i ricercatori della Società per gli autori e gli editori, che viene confermata e anzi aggravata dai dati relativi alla spesa, che nel Sud si ferma al 16,7% dell’intero importo nazionale.

In numeri assoluti, considerando insieme spettacolo e sport, la spesa totale degli italiani nel 2021 è stata di 1 miliardo, 88 milioni 381.149 euro. Di questa cifra solo 182,1 milioni arriva dalle regioni del Sud a fronte dei 687,2 delle regioni del Nord e dei 218.9 milioni del centro. Un quadro che viene confermato se si prende in esame il solo settore dello spettacolo: in questo caso la spesa totale degli italiani per il 2021 ammonta a 904,3 milioni di euro. Di questi, 560,3 (ovvero il 61,9%) arrivano dal Nord, 188,7 dal Centro (20,9%) e 155,4 (17,2%) dal Sud.

Le 5 Regioni dove lo spettacolo tira di più sono l'Emilia-Romagna, con 248 spettatori ogni 100 abitanti, seguita dal Veneto con 208, la Toscana con 169, la Lombardia con 162, il Lazio con 160. Le ultime 5 sono invece la Campania con 86 spettatori ogni 100 abitanti, seguita dalla Sicilia con 78, la Basilicata con 71, la Calabria con 41 e ultimo il Molise con 36. La media nazionale è di 143 spettatori per 100 abitanti. Con una disparità importante, però, che va dai 248 spettatori dell’Emilia-Romagna ai 36 del Molise.

Dati ancora più impressionanti arrivano dalle province. Anche qui il Rapporto Siae accende i riflettori sul numero di spettatori per 100 abitanti. Il record positivo va alla provincia di Rimini con 768 spettatori ogni 100 abitanti, quello negativo a Vibo Valentia, dove su 100 abitanti solo 14 nel 2021 hanno assistito ad uno spettacolo. Considerando il totale di spettatori in ogni singola provincia, la prima è Roma con 8,1 milioni (9,7 % del totale Italia) seguita da Milano con 7,9 milioni (9,4 %) e poi da Verona (4,5 milioni, 5,4 %), Torino (3,7 milioni 4,4 %), Napoli (3,1 milioni, 3,7 %). Nelle prime 5 province si concentrano oltre 27 milioni di spettatori, ovvero un terzo di tutti gli spettatori italiani.

Spettacolo: nel 2022 la ripresa c'è ma non basta

Una ripresa che premia soprattutto i concerti di musica leggera e lascia ancora indietro il cinema. Ma che nel complesso non basta certo ad uscire dalla crisi, né tantomeno a tornare ai livelli del 2019, quando l’orrore della pandemia da Covid non era ancora all’orizzonte. In coda al suo annuario 2021 la Siae anticipa alcuni dati del primo semestre 2022 relativi alla spesa degli italiani per sport e spettacoli e quello che ne viene fuori è una fotografia con poche luci e molte ombre.

L’immagine di un settore che rimane in difficoltà, sottolineano gli esperti della Società degli autori e degli editori e che davvero avrebbe bisogno ancora di un intervento da parte del governo. C'è l’exploit dei concerti di musica leggera con un totale di biglietti venduti che è passato dai 5,5 milioni del 2019 (anno pre-Covid) ai 6,2 milioni del 2022 (erano stati meno di 300 mila nel 2021). Ma anche il flop del cinema che nei primi sei mesi del 2022 ha venduto solo 21,5 milioni nel 2022 a fronte dei 51,4 milioni del 2019. E per i concerti bisogna tenere presente, leggendo il balzo in avanti registrato nella prima metà di quest’anno, che tanti appuntamenti erano quelli 'saltati' a causa proprio delle restrizioni dovute alla pandemia nel 2020 e nel 2021. Non è detto quindi che l’aumento dei numeri in questo settore venga confermato anche nel 2023.

E non solo, perché va ancora male al ballo e agli intrattenimenti musicali - tra i settori più colpiti dalla pandemia- che nel totale incassano 6,7 milioni di biglietti a fronte degli 11,5 milioni del 2019 (e dei poco più di 56 mila del 2021) anche qui, insomma, una ripresa c'è stata ma più lenta di quello che si poteva sperare. I dati complessivi di sport e spettacolo la dicono lunga: 71 milioni di biglietti a fronte dei 122,7 milioni del 2019 (- 42 %). Lo stesso per la spesa al botteghino: 979 milioni di euro, a fronte dei 1.265 milioni del 2019 (- 23 %).

E il futuro? Una data convenzionale per indicare la fine della pandemia, fa notare il direttore generale Siae Gaetano Blandini, «uno spartiacque tra il prima e il dopo», è il 15 giugno del 2022, quando il Paese è tornato alla normalità con il venir meno di tutti gli obblighi. I dati fotografati nell’annuario raccontano il crash subito dal settore «che avrebbe corso il rischio di finire in condizioni veramente comatose- sottolinea il dg - se non fosse intervenuto in modo robusto lo Stato, ed anche la stessa Siae con il sostegno agli autori in difficoltà».

I numeri dell’offerta raccolti dalla società degli autori e degli editori dimostrano che la macchina artistica e industriale della cultura italiana «si è rimessa in moto con decisione nonostante le condizioni avverse», dice Blandini e le prime elaborazioni dei dati Siae confermano una consistente crescita dei consumi soprattutto in alcuni settori, in primis i concerti. Ma perché questa ripresa si concretizzi davvero, sostiene il dg Siae, lo Stato dovrà per forza di cose ancora intervenire. Niente provvedimenti a pioggia, però. «Quello che servirà sono interventi mirati e diversi da settore a settore, perché la ripartenza si accompagni ad innovazione tecnologica e sicurezza».

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