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Annie Ernaux, o l'autobiografia di tutte le donne

Se, come ha sempre detto Annie Ernaux, Premio Nobel per la Letteratura 2022, le sembra che «dietro di sé ci sia un libro che si scrive da solo, semplicemente vivendo», è naturale che di lei che ha intrecciato la sua voce intima e potente con quella di tante donne, si scrivano altri “romanzi”, in «una sorta di metanarrazione in cui la sua storia personale si dispiega in un racconto collettivo». Così scrive Sara Durantini, mantovana, laurea in Lettere moderne e passione per la scrittura (nel 2005-2006 ha vinto con un racconto il Premio Tondelli), che si è affinata soffermandosi sul femminile letterario in Colette, Marguerite Duras e Annie Ernaux.

Un “evento”, l’incontro con Ernaux, dal quale è nato “AnnieErnaux. Ritratto di una vita” (deiMerangoli Edizioni, con le illustrazioni di Floriana Porta), una sorta di reportage letterario che ferma, secondo lo stile “fotografico” proprio della Ernaux, avvenimenti pubblici e privati della vita della scrittrice francese.

Per Durantini (classe 1984) che grazie alla sua professoressa universitaria di letteratura francese ha sentito, a vent’anni, la voce «limpida e splendente» della Ernaux, rimanendo sedotta dalla sua scrittura, «con un piacere che l’ha attraversata, anima e corpo», mettere insieme pezzi del vissuto privato e letterario della scrittrice, a vent’anni di distanza dal suo primo incontro letterario con i suoi testi, è stato un viaggio all’interno del suo stesso io. Ascoltare le parole-guida della Ernaux nella sua casa di Clergy, in Francia (lo stesso microcosmo da cui si allarga l’io letterario della scrittrice), «in quel pomeriggio di ottobre 2021, intervistarla (testo in calce al volume con la traduzione dal francese di Luigi Romildo) – scrive la Durantini – è stato un evento straordinario».

La sua voce armoniosa «mi ha avvolta in un soffice mantello, le sue parole mi hanno dato il coraggio di nominare la realtà che stavo vivendo». E da quel «woman’s angle», da quell’ «angolo di donna», per usare un’espressione di Virginia Woolf, ricordata da Nadia Fusini, è nato questo libro, «un’immersione nella carne delle parole di Ernaux».

Provando a chiudere gli occhi, mentre procedeva la scrittura, come evocata dalla stessa Ernaux, la Durantini ha “visto” la Annie appena nata, il primo settembre 1940 a Lillebonne, un paesino della Normandia, e la sua famiglia, e la vita che scorre tra il bar-alimentari dei genitori, la scuola e la campagna. E poi la crescita, la voglia di aprirsi alla conoscenza, di esplorare il suo corpo e la sua mente, le insicurezze, i libri, le foto, i diari. Adolescente, studentessa, moglie, madre, intellettuale desiderosa di affermarsi, attenta osservatrice della questione femminile in una società che stava cambiando, ma mai secondo quanto sarebbe stato giusto.

In questo viaggio-sogno Durantini l’ha guardata innamorarsi, illudersi, confrontarsi con l’anoressia, il dolore, e grandi questioni epocali, e ha rivissuto il suo corpo a corpo con la scrittura. E come scrive ancora – «guidata dalle sue parole, è andata alla ricerca dei luoghi della sua carne. Un racconto di corpi che inizia dalla storia di una donna nata in Normandia, che passa nella mia per arrivare a toccare quella di altre donne».

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