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Da Messina a New York, una storia straordinaria diventata romanzo

Una saga familiare che comincia poco prima del terremoto del 1908, ma anche una storia di lotta per la libertà delle donne

Marosella Di Francia e Daniela Mastrocinque, docenti napoletane, entrambe con la passione per la scrittura, dopo aver dato voce, a quattro mani, a personaggi come Anna Karenina e Madame Bovary o Eloisa e Abelardo, si sono cimentate nel romanzo «La donna che visse nelle città di mare» (Giunti Editore), una storia di vero e d’invenzione, che nasce dalla storia vera della nonna della Di Francia, Giuseppina Tarro, nata a Messina alla fine dell’800, emigrata in America e raggiunta oltreoceano dalla notizia del terremoto del 1908, dove perse tutta la sua famiglia, tranne il fratello, estratto vivo dalle macerie.

In America Giuseppina si sposò con Pasquale Di Francia, direttore d’orchestra e compositore.
«Una storia che stava lì ad aspettarci» dice Marosella e di fronte alla quale la Mastrocinque ha commentato subito: «Ma qui c’è materia per un romanzo!». E romanzo è stato, una saga familiare ma anche una storia di lotta per la libertà femminile, che arriva sino ai nostri giorni, e in cui Giuseppina è diventata Costanza, protagonista della vicenda che inizia nel 1904 a Messina, dove in una casa borghese sita nella Palazzata, di fronte alla falce del porto, fervono i preparativi per il fidanzamento di Costanza. Ma proprio quel giorno la vita spensierata della giovane viene interrotta dalla tragedia del suicidio del papà, dopo il quale la realtà diventa un grande buco nero che ingoia i suoi sogni. La notte di Messina del 1908, mentre lei è in America, la fa poi precipitare in un vortice di sensi di colpa. Da quel momento a Costanza sembra di assistere alla propria presenza nel mondo come un fantasma, ma la vita continua, e Costanza la abita con malinconica voglia di fare.

«Costanza – dice la Di Francia – è l’incarnazione di tutte le donne che consapevoli delle proprie capacità superano le difficoltà della vita, anche quelle più terribili. Uno dei temi del romanzo è, infatti, la trasformazione: per sopravvivere a eventi anche molto dolorosi, è necessario adattarsi, cambiare, come fanno Costanza e altri personaggi femminili nel romanzo».
Tra loro c’è Giuseppina, l’amica “americana” di Costanza, «un personaggio di fantasia che si ispira a Margaret Sanger, infermiera e attivista, pioniera della contraccezione per eliminare gli aborti clandestini, sostenitrice dei diritti femminili».

«Proprio ricreare i luoghi tra Messina, New York e Napoli è stata la parte più piacevole della scrittura – aggiunge la Mastrocinque – tre città che agli inizi del secolo vivevano un grande fermento, che abbiamo fatto rivivere attraverso personaggi di contorno che fanno un po’ da contrappunto alle dolorose vicende di Costanza: la Messina cosmopolita, la New York dei medici delle Associazioni di mutuo soccorso per gli emigrati, dei direttori d’orchestra e di bande in cerca di affermazione oltreoceano, delle piccole sartorie a Little Italy, dei primi movimenti femminili e poi la Napoli del San Carlo, del Conservatorio con i suoi illustri professori e allievi, delle prime sale di incisione, dei concerti nella Real Villa, dei Grandi Magazzini Mele, della Sanità con i suoi bei palazzi nobiliari e i suoi bui “vasci”».

Le “città di mare” del titolo, che allude, secondo la Di Francia, «all’eterno movimento del mare, e rappresenta la mutevolezza, ma nel tempo stesso la forza a cui attingere per fronteggiare i marosi della vita».

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