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Taormina Film Fest, masterclass per Dafoe e Ferrara

Sette film insieme in 25 anni « che possono essere scaricati anche in streaming, ma non è lo stesso che vederli in sala»

«La relazione tra le persone è la cosa più sacra al mondo. Così l’amicizia tra il regista e l’attore». Parola di Abel Ferrara, ieri al Timeo assieme a Willem Dafoe, dopo il Premio alla Carriera che entrambi hanno ricevuto il 30 giugno sul palco del Teatro Antico a Taormina. Sette film assieme nell’arco di 25 anni – tra cui “New Rose Hotel”, “Pasolini”, “Tommaso” e “Siberia” - e la comune decisione di vivere a Roma dopo aver lasciato gli States, per i protagonisti dell’ultima masterclass del Film Fest, la seconda col grande regista dopo quella del 27 giugno a Casa Cuseni. Un dialogo all’unisono, condotto da Geoff Gilmore (direttore del Tribeca Film Festival) col giornalista Mike Fleming jr. (“Deadline”), sui temi cari al grande regista, come la necessità di andare oltre il passato, nel cinema e nella vita, superando le esperienze pregresse: «Come hai giocato ieri non vuol dire niente!» ha ribadito Ferrara, che aveva individuato nel suo attore preferito la stessa filosofia di vita. «Ci eravamo conosciuti a New York – ha ricordato Dafoe - ma quando siamo arrivati qui in Italia la nostra amicizia si è consolidata, e avendo entrambi lavorato in tutti i tipi di film ci siamo riconosciuti in questa comune idea sulla vita e su come fare cinema. Lui però rimane il regista, l’autore, io la persona a cui lui dice cosa vuole vedere e che deve provare a farglielo vedere». Non si soffermano sui film fatti assieme, perché possono essere visionati in streaming, suggerisce Ferrara, ma non è lo stesso che vederli in sala: «Abbiamo l’abitudine di guardare qualcosa e fare altro – afferma - Ma per i film bisogna andare in sala. Lo spettatore fa il film mentre lo guarda e non è distante dall’opera. È importante vederli con altre persone: si colgono le varie reazioni e si vive un’autentica esperienza sociale». E il cinema batte anche la moda delle serie tv: «Chopin diceva “Il mio mondo è piccolo, ma io sono il suo padrone» – puntualizza Ferrara - . Il cinema di lungometraggio ha una sua specificità che, come durata e sviluppo, viene dal teatro greco e un pezzo di teatro o di cinema non possono durare quanto una serie!».

«Il problema con le serie è che non c’è una disciplina dell’arte – ha aggiunto Dafoe - è come essere su un autobus dove tutti scendono e salgono continuamente. Ha sicuramente una formula lunga che permette di raccontare, ma dipende dal tipo di storia. Per me nel film la cosa più bella non è la storia, ma le luci, il suono, il movimento della cinepresa, le dinamiche fra attori. Non voglio perdere gli elementi più belli del cinema per questa forma di narrazione sul lungo termine». Ferrara e Dafoe (grande estimatore della commedia all’italiana e di alcuni registi nostrani contemporanei) hanno inoltre elogiato il genio di Pasolini, ai cui ultimi giorni di vita hanno dedicato l’omonimo film del 2014. “”Salò” è un film straordinario – ha detto il regista - e da italo-americano rappresenta la mia idea di cinema. Per me il cinema è quello dove lui, Fellini e Rossellini lavorarono insieme costruendo una grande comunità fino all’anno in cui uscì il film (1975). L’energia di quel periodo è irripetibile”. «Pasolini è stato un visionario – ha ribadito Dafoe – che aveva previsto avvenimenti come il consumismo, Internet, l’evoluzione delle strutture sociali e la politica; una persona affascinante capace di muoversi in situazioni diverse. Ho voluto interpretarlo nel film solo per sentire le parole della sua ultima intervista, perché in quelle parole c’era profonda saggezza». Non sono mancate alcune considerazioni sul futuro del cinema e l’utilizzo della tecnologia. “Sto girando un film proprio ora – ha detto Ferrara impugnando il suo smartphone – La tecnologia permette di girare film col proprio telefonino. Ho il mondo sul mio computer, e quando avevo 20 anni non avevo questa opportunità. Ma l’esperienza della sala è impagabile, ed esiste ancora per chi vuole fruirne. Il futuro è fantastico». «La tecnologia dona una falsa libertà – ha aggiunto Dafoe -. In passato dovevamo prendere decisioni per capire cosa fare o di cosa avevamo bisogno; ora la soluzione è a portata di mano, e questo ci ha reso tutti pigri spiritualmente e sessualmente».

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