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Kateryna Zarembo: vi spiego cos’è il Donbas. La docente e analista politica di Kiev oggi a Catania

«La regione ucraina più mitizzata, anzi demonizzata». E abbattere i preconcetti oggi è «un’opera di resistenza»

«Con questo libro voglio sfatare il “mito” del Donbas, la regione ucraina più mitizzata e al tempo stesso più demonizzata. Voglio demistificare le frottole e i luoghi comuni cui crede la maggior parte della gente, anche ucraina, voglio decolonizzare questo preconcetto». Così dice Kateryna Zarembo, analista politica e docente universitaria ucraina che si occupa di politica estera, di politica di sicurezza e di studi sulla società civile del suo Paese, autrice di “Il Donbas è Ucraina”, sottotitolo “La vera storia delle regioni di Donetsk e di Luhansk e del mito colonialista creato dall’Unione Sovietica”, pubblicato per Linkiesta Books.

Un libro-inchiesta coraggioso, chiaro, a tutti accessibile (così ha voluto che fosse) che la Zarembo, assieme alla traduttrice Yaryna Grusha, docente di Lingua e Letteratura Ucraina all’Università Statale di Milano, presenterà oggi, per la sua unica tappa italiana, all’Università degli Studi di Catania nell’ambito della VII edizione del Festival di Geopolitica Mare Liberum (due giorni densi d’incontri e dibattiti alla presenza di accademici, studiosi, giornalisti e studenti).

Ma la Zarembo spera che il suo libro faccia un lungo viaggio, perché, dice: «Se si pensa che il Donbas sia una regione carbonifera abitata esclusivamente da minatori russi, che parlano solo russo e sempre pronti ad accogliere i “liberatori” russi mandati da Vladimir Putin, allora vuol dire che la menzognera propaganda sovietica e postsovietica è stata efficace. Dimenticatelo». E lo stesso vale per la semplificazione del sentire comune «che si dia alla Russia quella regione e ci sarà la pace; anche questa è propaganda», perché quello che la Zarembo definisce il «rullo compressore russo» pretenderebbe e avanzerebbe sempre di più.

Ma cosa è il Donbas? le chiediamo. «Il termine “Donbas” è talmente radicato nella narrazione ucraina e internazionale da essere ormai diventato unico a indicare le regioni di Donetsk e di Luhansk. Ma Donbas è un toponimo coniato nel XIX secolo dall’ingegnere russo Kovalevskiy, e sta per “bacino carbonifero di Donetsk”, per indicare una regione industriale che non corrispondeva agli attuali confini amministrativi delle regioni di Donetsk e di Luhansk, ma alla parte orientale dell’Ucraina, che i vertici sovietici e poi quelli politici locali dell’Ucraina indipendente hanno riempito di miti e stereotipi, tipo “Donbas russofono”, “Donbas filo-russo”, “terra dei minatori”, “patria del Partito delle Regioni”». «Ma io – continua la Zarembo – scavando nella storia capivo che c’era una percezione sbagliata della storia stessa di quei luoghi: un’area geografica con una stratificazione di popoli, di lingue e di religioni, con antichi legami con l’Europa occidentale e tradizioni culturali e politiche di matrice ucraina e filoeuropea, terre con le loro diversità e puntualmente represse dalla prepotenza russa che le voleva come un insieme monolitico».

Nata a Kiev, dove vive, la Zarembo ha così raccolto, nei suoi viaggi, tante storie che «arrivavano una dietro l’altra, e altre sono rimaste fuori», ed è venuta a conoscenza di movimenti ucraini per i diritti umani, di attivisti, di docenti universitari, di studenti, di ecoattivisti e anche dei fedeli di alcune confessioni religiose attivi nelle regioni di Donetsk e di Luhansk nel periodo tra il 2000 e il 2014, ma anche di storie relative agli ambienti del business di Donetsk e di Luhansk e di storie dei partiti politici. «E comunque, che si parli il russo o che si sia di madrelingua russa – aggiunge – non vuol dire parteggiare per forza per l’espansionismo del Cremlino invece che per la democrazia e la libertà».

Considera il suo libro un’opera di resistenza, «ma che non può essere paragonata – dice – alla resistenza con le armi di uomini e donne che combattono per la libertà. Quando la guerra finirà, è importante che nel dopoguerra il sentimento dell’ucrainità passi anche attraverso la conoscenza della Storia».

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