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Viola Ardone: quanta... "Grande Meraviglia" nei legami del cuore

La scrittrice e insegnante napoletana parla del terzo romanzo che completa la sua ideale trilogia del Novecento

«Incontro le mie storie perché è una voce che mi viene incontro e in questo caso la prima voce è stata quella di Fausto Meraviglia, uno psichiatra ex sessantottino che sulla soglia dei 75 anni, nel 2109, prima dello sconvolgimento della pandemia, inizia a fare i conti con il suo passato. Poi mi è venuta incontro quella di Elba, una ragazzina nata e cresciuta in manicomio con la madre lì internata». Così parla Viola Ardone, scrittrice e insegnante napoletana, del terzo romanzo che completa la sua ideale trilogia del Novecento: «Grande Meraviglia», presentato in anteprima a Pordenonelegge, segue a «Il treno dei bambini» (2019) e a «Olivia Denaro» (2021), un percorso narrativo che dagli anni Quaranta del dopoguerra trascorre agli anni Sessanta e quindi agli anni Ottanta sino ai nostri giorni.

Anche questa è una storia in cui la Ardone riflette sulla genitorialità che non sempre corrisponde a legami biologici: «Mi incuriosiscono le relazioni affettive familiari ma non tradizionali – dice la scrittrice – il riconoscimento dell’amore che qui è tra un uomo che è stato sempre un po’ anaffettivo con i suoi familiari e questa ragazzina cui si lega con amore paterno. Questa storia, possibile ma non vera, parte dalla descrizione di uno dei luoghi peggiori che si possa immaginare: il manicomio. Quindi mi sono messa dal punto di vista più scomodo, cioè quello di una ragazzina chiusa lì, dentro un luogo che Elba chiama “mezzomondo” perché sa, grazie alla televisione, che fuori c’è l’altra metà del mondo. E ho pensato: come si esce da qui non solo fisicamente ma mentalmente? La madre a un certo punto della storia sparisce e lei si ritrova da sola all’interno di questa comunità di persone con disagi mentali o perché “irregolari” come la madre».

Così Elba compila nel corso degli anni un diario «in cui inventa anche delle nuove parole, attribuisce sia a medici sia ai malati nomi di fantasia, ripete le filastrocche e i giochi linguistici insegnatele dalla madre che l’aiutano a sostenere questa situazione. Fino a quando non incontra un giovane psichiatra, Fausto Meraviglia, che si prende cura di lei e trova una fiammella di luce anche all’interno di un luogo oscuro come il manicomio. Intanto è stata approvata da poco la legge Basaglia (nel ’78) e Meraviglia riesce a portare Elba a casa con sé, come un’altra figlia e forse l’unica figlia che lui veramente sceglie nella sua vita».

Questo naturalmente taglia la vita a entrambi, a lui ma anche alla ragazza che si trova di fronte alla libertà, difficile da vivere, così come il sentimento paterno per Fausto: un padre e una figlia putativi che insieme provano una strada verso la libertà, lei il ritratto dell’ingenuità, lui il disilluso che ha sperimentato tante cose, l’amore, il sesso, le battaglie politiche, e adesso sperimenta la possibilità di provare la meraviglia.
«Non c’è una spiegazione per cui ci si sceglie – aggiunge la Ardone – per cui si ha il diritto di essere amati, si viene amati gratis, in maniera immotivata. Un mistero stare nel cuore di qualcuno, è qualcosa di cui non sempre abbiamo il merito, questa è un po’ la follia dell’amore, e lo scoprono tutti e due, sia Fausto che Elba». ».

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