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E forse saranno i fumetti a salvarci! Parla da Lucca l’autore siciliano Marco Rizzo

Una «grande festa» per tutte le età dedicata a un’arte coraggiosa che sa raccontarci il presente

Oltre le polemiche e le strumentalizzazioni, Lucca Comics & Games (che chiuderà domani) è una poderosa macchina culturale, che consente uno sguardo sullo stato di un’arte popolarissima, amata, che va oltre età, generi, schieramenti. Anche quest’anno, uno dei protagonisti è un formidabile intellettuale siciliano: Marco Rizzo, ericino, classe ‘83, scrittore, giornalista, editor, traduttore, ha firmato tantissime sceneggiature di fumetti – al momento è l’unico italiano che scrive le storie di Spider-Man (e uno dei tre italiani che lo hanno fatto in 60 anni) – e in particolare col disegnatore messinese Lelio Bonaccorso ha realizzato, tra l’altro, le biografie di Peppino Impastato (BeccoGiallo, 2009) e Che Guevara (Feltrinelli Comics, 2021), il bellissimo «Salvezza» (Feltrinelli Comics, 2018), reportage dalla nave Aquarius impegnata nei soccorsi in mare ai migranti, e «… casa nostra: Cronaca di Riace» (Feltrinelli Comics, 2019), due riuscitissimi esempi di graphic journalism. Tra un firmacopie e un panel, tra un incontro e un intervento, ci ha raccontato cosa è Lucca Comics, e quale atmosfera si respira in questa edizione che è, assieme, quella del record di presenze (sono stati staccati 280mila biglietti) e quella del record di polemiche preventive, dopo la decisione di Zerocalcare di non partecipare.

Ma Lucca è Lucca...
«Una festa, la solita di una festa transgenerazionale e transmediale. Ho visto ieri papà e figlio con costumi a tema, intere famiglie agli stand trovare pane per i propri denti indipendentemente dall’età e dalle passioni: questa è la valvola di sfogo per tantissimi ma anche il punto d’arrivo del lavoro di artisti, autori, editori. Certo, c’è della tensione ed evidenti misure di sicurezza rafforzate, ma Lucca Comics resta un posto speciale, dove tra l’altro c’è spazio anche per confrontarsi e per dibattere. Io parteciperò a un panel sul tema della guerra, in lavorazione da due anni, con un’autrice ucraina, rappresentanti di Emergency, Gianluca Costantini: non siamo avulsi dal mondo, anzi…».

Perché il fumetto, con la sua duttilità narrativa, la sua enorme popolarità, la sua “forma” d’arte mista, narrativa e figurativa, forse si presta persino meglio di altre forme, al racconto della contemporaneità.
«È un ambito in fermento, dove oggi si possono trovare dibattiti sani, sebbene avvelenati dai social, ma quello è un problema che non riguarda il fumetto, ma la società, e le sue polarizzazioni, così come dai social viene rispecchiata. Un settore dove c’è un dibattito, non da oggi ma da sempre, sui grandi temi, fatto da persone spesso competenti, spesso con capacità artistiche che le rendono particolarmente sensibili a certi temi. Persone come me, che sono anche potenzialmente impegnate nel sociale, nel racconto della società. Quindi questo è il segno che è un settore dove oggi si trovano davvero, dirò una parola forse scomoda, degli intellettuali. Persone che contribuiscono al dibattito culturale del Paese…”.

E quindi ben vengano le prese di posizione, e il dialogo, sempre...
«L’arte è politica, perché è fatta dagli esseri umani, e gli esseri umani hanno idee, ideologie, prendono parte, prendono posizione. E questo è inevitabile: non siamo l’Intelligenza Artificiale cui dare degli ordini. L’arte influenza la politica e la politica influenza l’arte: è sempre stato così, dal primo graffito sui muri. C’è politica in quel che faccio sia negli albi e volumi più espliciti, in cui mi occupo di migranti o di accoglienza o di mafia, ma se sono volumi schierati dalla parte di chi sta affogando, o di chi lotta contro mafia e malaffare sono senza dubbio schierati dalla parte giusta, senza bisogno di bandierine politiche».

E su questo dubbi non ci sono, basta guardare la sua vastissima bibliografia, in continuo arricchimento.
«Quest’anno – racconta – ho una storia in un’antologia all-star, con romanzieri come Francesco Piccolo e Fabio Stassi, fumettisti come Milo Manara o anche Zerocalcare. Ho fatto una storia breve con Lelio Bonaccorso che è un po’ il sequel di “Salvezza”, e si chiama “Guida a fumetti anti fake news sui migranti”: una storia dolceamara dove abbiamo elencato le cose che abbiamo sentito in questi anni dopo la nostra esperienza sull’Aquarius, e abbiamo provato a smentirle coi dati, con un lavoro, appunto, giornalistico. Altre novità sono qui: un volume di Spider-Man, perché mi piace spaziare da un mondo all’altro, storie in cui il personaggio è stato reinventato per un pubblico transgenerazionale, e si occupa di tematiche tipo ecologia e ambiente, i social tossici e così via. Nonostante possano essere approcci più leggeri al linguaggio, come sempre come nei fumetti con cui siamo cresciuti ci sono lezioni, morali, esempi di vita che si spera contribuiscano a rendere i prossimi cittadini dei cittadini migliori».

Il volume antologico di cui parla Marco Rizzo (numero extra della rivista “Sotto il vulcano”, Feltrinelli, a cura di Tito Faraci) s’intitola: “I fumetti ci salveranno”. Si può chiedere di più, a un’arte?

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