Un noto proverbio siciliano recita «Fatti a nomina e va curcati», la cui traduzione testuale è «Fatti la fama e vai a dormire», e siamo convinti che questo antico detto ben si attagli a Francesca Fagnani e alla nuova edizione di “Belve”, da martedì in onda su Raidue in prima serata.
In pochissimo tempo, la Fagnani ha creato un format, ha trovato una precisa dimensione e una cornice nella quale inquadrare le sue interviste, si è accreditata nella fascia che “fa chic e non impegna”, ha ottenuto un importante upgrade passando dalla seconda alla prima serata, e adesso… riposa serenamente sugli allori.
Ma la differenza, c’è e si nota e, probabilmente, molti di coloro che non frequentano abitualmente le seconde serate e non conoscevano il programma si saranno chiesti cosa differenzi i faccia a faccia della Fagnani dalle interviste condotte da altre colleghe, mentre chi seguiva la trasmissione sin dagli esordi si sarà chiesto se la conduttrice stia attraversando un momento di Toffanizzazione. Innanzitutto è cambiato il contesto nel quale si svolge il colloquio, si percepiscono gli umori del pubblico in studio e fra un ospite e l’altro si accenna al varietà, fatti tutti che diluiscono l’atmosfera di una intervista che non concede sconti. Ma è la gentile aggressività della Fagnani che sembra sia cambiata, virando su un certo snobismo, sia nei confronti degli ospiti, come ha dimostrato la sottolineatura della sua “r” di Roma sud, a confronto del francese di Carla Bruni, che rispetto al pubblico.
Infatti, l’agenda rossa che contiene preziosi appunti di esternazioni da contestare ai suoi ospiti si è quasi trasformata nel registro delle note, ma i riferimenti sono troppo lontani nel tempo per poter avere una contemporanea validità per i telespettatori e, d’altra parte, consentono all’ospite una via di fuga nel rivendicare una naturale evoluzione delle idee. Se il maggior difetto degli intervistatori è quello di volersi mettere più in luce rispetto agli intervistati, la Fagnani ci sta arrivando non si sa quanto volontariamente, ma certo, sospinta dal successo. Il mood per il quale era diventata famosa, che era quello di misurarsi in un confronto incisivo con il personaggio che la fronteggiava, però si è un po’ annacquato, e le interviste sono incalzanti solo nelle modalità, ma non anche nei contenuti. Né a Loredana Bertè, né a Carla Bruni e tantomeno a Matteo Salvini- primi ospiti di questa edizione - abbiamo sentito rivolgere domande imbarazzanti o poco istituzionali, ma anzi è stata offerta la possibilità di destreggiarsi senza scoprirsi più di tanto.
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