«C’è una sorta di Dna, di codice genetico, che individua e distingue i vari tipi di litotipi argillosi: la composizione percentuale di questi elementi osservati nelle terre delle saldature dei Bronzi di Riace e in quelle oggetto del prelievo effettuato nell’area dell’Anapo nel Siracusano sono pressoché identiche». Anselmo Madeddu, medico, esperto di storia e di bronzistica greca, è consapevole che l’ipotesi che i Bronzi di Riace avessero un’origine siciliana non è del tutto nuova. Ma lo studio con Rosolino Cirrincione, direttore del Dipartimento di Scienze biologiche, geologiche e ambientali dell’università di Catania, insieme all’equipe del Dipartimento etneo, ovvero Carmelo Monaco e Rosalda Punturo, d’intesa con Carmela Vaccaro dell’università di Ferrara, porta elementi nuovi che confermerebbero la teoria degli archeologi americani Robert Ross Holloway e Anne Marguerite McCann. «C’è una straordinaria corrispondenza dei contenuti di elementi in traccia tra le terre di saldatura e i campioni prelevati nell’area nel Siracusano: elementi considerati immobili dal punto di vista geochimico e dunque non modificabili da fattori esogeni e pertanto fortemente indicativi» spiega il dottor Cirrincione, che precisa subito che ci sono ancora analisi in corso e gli articoli scientifici saranno pubblicati tra qualche settimana. I Bronzi vennero realizzati a pezzi anatomici separati e poi assemblati nel luogo dove furono collocati. Le terre delle saldature (pubblicate dall’Istituto Centrale del Restauro), indicative del luogo di collocazione, sono risultate dal punto di vista geochimico comparabili con limi campionati nell’area siracusana. Anne Marguerite McCann propose di individuare nei Bronzi i fratelli Gelone e Ierone di Siracusa. «Secondo Holloway le concrezioni di vasellame presente sulla superficie dei Bronzi (e assente nei fondali marini in cui vennero rinvenuti) erano la prova che le statue furono ritrovate altrove e solo dopo depositate a Riace. L’originario affondamento dei Bronzi viene collegato ai trafugamenti di opere d’arte operato dai Romani dalle città greche che conquistarono. E siccome il vasellame risalirebbe alla media età ellenistica, Holloway giunse alla conclusione che i Bronzi furono prelevati dall’unica metropoli greca conquistata dai Romani nel III secolo a.C., ovvero Siracusa». Contro questa ipotesi la nudità dei Bronzi di Riace si addice alle divinità, mentre Gelone e i suoi fratelli furono personaggi storici reali. «Ma una testimonianza condivisa da Diodoro Siculo, Polieno e Claudio Eliano - spiega Madeddu - sembrerebbe spiegare i motivi della nudità e ne individuerebbe l’identità nel gruppo scultoreo del “Re Gelone nudo”, monumento che ritraeva il signore di Siracusa senza vesti e nell’atto di consegnare le armi e la propria vita nelle mani del popolo dopo la vittoria di Imera contro i Cartaginesi. Secondo Dione Crisostomo questa statua di Gelone nudo era circondata da altre due statue (i suoi fratelli, Ierone e Polizelo)».