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In libreria "Schermi Kafkiani. Un secolo di cinema ispirato a Franz Kafka"

Il rapporto fra il cinema e uno dei più maggiori scrittori del Novecento nel libro “Schermi kafkiani. Un secolo di cinema ispirato a Franz Kafka”, curato per Book Time da Claudia Bersani (codirettrice di Cinecultura - Cinema per la scuola) e Giancarlo Zappoli (direttore responsabile di MYmovies.it, presidente nazionale del Centro Studi Cinematografici, nonché giurato al Festival del Film per Ragazzi di Giardini Naxos).
Il 4 settembre scorso la presentazione nell’ambito di Isola Edipo, rassegna collaterale alla Mostra del Cinema di Venezia promossa da Edipo Re Impresa Sociale. Il volume mette in luce come i capolavori del grande autore boemo, esponente di spicco del modernismo e anticipatore di surrealismo e realismo magico, abbiano suscitato interesse a diversi livelli nel mondo della settima arte.
«L’idea è partita non solo dal centenario della sua morte, ma anche dall’obiettivo di realizzare un lavoro su due piani – ci dice Zappoli - Da un lato i film dedicati specificatamente a Kafka, e dall’altro la sfida ai critici di raccontare film a loro giudizio kafkiani, ma non riconosciuti tali, nel senso che nessuno pensava ci fosse dentro un pensiero simile a quello del grande scrittore».
“Schermi kafkiani”, infatti, accoglie analisi di opere ispirate al pensiero o alla vita di Kafka molto diverse fra loro: lungometraggi, corti d’animazione, ma anche fiction e serie tv. Ad aprire il libro due saggi introduttivi: il primo delinea il rapporto tra il regista e documentarista Luigi Di Gianni e l’opera dello scrittore, il secondo mette a confronto tre diverse modalità di trasposizione del racconto “La metamorfosi”". Tra le firme, critici di prestigio come Paola Casella, Flavio Vergerio, Massimo Causo, Marco Duse e Giampiero Raganelli.
Ma perché Kafka è stato così influente anche nel cinema e può esserlo ancora? «I temi delle sue opere toccano e hanno toccato un secolo intero – dice Bersani – per cui a livello intimo e personale ci si ritrova sempre. Inoltre, abbiamo scoperto la passione del Kafka ventenne per il cinema. Non solo lo frequentava e scriveva pezzi sull’argomento, ma le immagini evocate nei suoi testi erano interpretate con un approccio non dissimile da quello di un regista». «Kafka scriveva all’amico Oskar Pollak: “Un libro deve essere un’ascia per rompere il mare di ghiaccio che è dentro di noi” – aggiunge Zappoli - Molti autori hanno quindi pensato che quell’ascia si potesse trasferire su un linguaggio diverso da quello letterario».

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