Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Efficienza del sistema sanitario, Calabria e Sicilia fanalino di coda in Italia

E’ Il Trentino Alto Adige, la regione in testa per efficienza del sistema sanitario italiano, strappando la prima posizione all’Emilia Romagna, mentre Calabria, Campania e Sicilia si collocano in coda tra le realtà «più malate» del paese. In totale sono nove le realtà territoriali definite «sane», sei le aree «influenzate» e cinque le regioni «malate». Al Sud la migliore perfomance spetta al Molise e alla Basilicata che migliorano la loro «condizione» rispetto all’anno precedente.

Nel 2017, inoltre, quasi 1,6 milioni di famiglie italiane, di cui ben il 60 per cento concentrate nel Mezzogiorno, hanno dichiarato di non avere i soldi, in alcuni periodi dell’anno, per poter affrontare le spese sanitarie necessarie per curarsi. I meridionali, inoltre, confermano la loro diffidenza a curarsi nei loro sistemi sanitari locali: secondo gli ultimi dati disponibili, nei 12 mesi del 2017, la migrazione sanitaria dalle realtà regionali del Mezzogiorno può essere quantificabile in oltre 319 mila ricoveri generando crediti rilevanti principalmente per alcune realtà sanitarie del Nord quali Lombardia, Emilia Romagna e Veneto pari complessivamente a oltre 1,1 miliardi di euro.

E’ quanto emerge dall’Ips, l’Indice di Performance Sanitaria realizzato, per il terzo anno consecutivo, dall’Istituto Demoskopika sulla base di otto indicatori: soddisfazione sui servizi sanitari, mobilità attiva, mobilità passiva, risultato d’esercizio, disagio economico delle famiglie, spese legali per liti da contenzioso e da sentenze sfavorevoli, democrazia sanitaria e speranza di vita. «La nostra indagine annuale - dichiara il presidente di Demoskopika, Raffaele Rio - conferma la persistente disparità tra l’offerta sanitaria presente al Nord rispetto a quella erogata nel Mezzogiorno. Un divario che, ostacolando il diritto alla libertà di scelta del luogo in cui curarsi, genera un circuito imposto di ricoveri che alimentano costantemente la migrazione sanitaria. Un fenomeno - continua Raffaele Rio - che oltre rendere la vita impossibile a chi è costretto a curarsi fuori dal proprio sistema sanitario regionale, lo condanna a una preoccupante «schiavitù sanitaria» dai connotati irreversibili e devastanti. E’ del tutto evidente - conclude Raffaele Rio - che per il Mezzogiorno, la riorganizzazione del sistema sanitario rappresenti, in assoluto, l’emergenza principale per affrontare la quale non sono più sufficienti provvedimenti spot ma una vera e propria terapia shock».

Per Molise e Sardegna confermati i primati positivo e negativo relativi alla mobilità sanitaria attiva in Italia. In particolare, analizzando gli ultimi dati disponibili relativi al 2017, è il Molise, con 130,4 punti, a mantenere la prima posizione della graduatoria parziale relativa alla mobilità attiva, l’indice di «attrazione» che indica la percentuale, in una determinata regione, dei ricoveri di pazienti residenti in altre regioni sul totale dei ricoveri registrati nella regione stessa, e che in Molise, per l’appunto, è pari al 28,7%.

Sul versante opposto, si colloca la Sardegna con un rapporto tra i ricoveri in regione dei non residenti sul totale dei ricoveri erogati pari all’1,5%. In valori assoluti, sono principalmente cinque le regioni che attraggono il maggior numero di pazienti non residenti: Lombardia (165 mila ricoveri extraregionali), Emilia Romagna (108 mila ricoveri extraregionali), Lazio (79 mila ricoveri extraregionali), Toscana (66 mila ricoveri extraregionali) e Veneto (60 mila ricoveri extraregionali).

I meridionali confermano la loro diffidenza a curarsi nelle loro realtà di regionali. In particolare, con un indice medio di «fuga», pari al 10,7%, che misura, in una determinata regione, la percentuale dei residenti ricoverati presso strutture sanitarie di altre regioni sul totale dei ricoveri sia intra che extra regionali, il Sud si colloca in fondo per attrattività sanitaria dopo le realtà regionali del Centro con un indice di fuga pari all’8,8% e del Nord (6,8%). Ciò significa che, nei 12 mesi del 2017, la migrazione sanitaria dalle realtà regionali del meridione può essere quantificabile in oltre 319 mila ricoveri. Come per la mobilità attiva, anche per la mobilità passiva, lo studio di Demoskopika ha generato una classifica parziale che vede collocate, nelle «posizioni estreme», il Molise in cima per «diffidenza» con un indice di mobilità passiva pari al 28,1%; sul versante opposto, i più «fedeli» al loro sistema sanitario si confermano i lombardi.

La Lombardia, infatti, con appena il 4,7%, registra il rapporto minore di ricoveri fuori regione dei residenti sul totale dei ricoveri totalizzando il massimo del punteggio (111,0 punti). Un quadro del «turismo sanitario» che alimenta crediti per alcuni sistemi sanitari penalizzando, in termini di debiti maturati, tutto il meridione ad eccezione del Molise. E, analizzando la situazione nel dettaglio, si parte dalla Lombardia, quale sistema più virtuoso che ha attratto, secondo gli ultimi dati disponibili, circa 165 mila ricoveri generando un credito al netto dei debiti, stando al dato relativo all’acconto di riparto per il 2019, pari a 692 milioni di euro per finire alla Calabria, quale sistema più penalizzato, che a fronte di poco meno di 55 mila ricoveri fuori regione, ha maturato un debito pari a oltre 274 milioni di euro.

Persone:

Caricamento commenti

Commenta la notizia