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Pensioni anticipate, il ricambio generazionale riguarda solo 1 giovane su 3

Le politiche di pensionamento anticipato non si traducono necessariamente in maggiore occupazione giovanile. In un mercato del lavoro rigido e poco flessibile come quello italiano, infatti, il ricambio generazionale avviene solo per lavori poco qualificati, mentre resta più difficile per quelli più qualificati. E' la fotografia scattata da un rapporto dei Consulenti del lavoro, che avverte anche come negli ultimi 23 anni si siano persi 3,3 milioni di giovani tra gli occupati. In questo quadro anche Quota 100, la misura introdotta dal Governo giallo-verde per favorire il ricambio generazionale, rischia di non centrare l'obiettivo: nel 2019, secondo i Consulenti, solo un giovane ogni tre pensionati entrerà nel mondo del lavoro.

Dal rapporto 'Il ricambio generazionale dell'occupazione' dell'Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro, emerge come la sostituibilità tra pensionati e giovani alla prima esperienza lavorativa è strettamente correlata alla professione e al settore economico: mentre per i lavori poco qualificati il ricambio è quasi assoluto e anche più economico, per professioni più qualificate l'uscita anticipata dei più anziani non favorisce l'ingresso di giovani. In particolare, il maggior ricambio occupazionale si registra nelle attività commerciali e servizi (il saldo tra giovani che entrano e pensionati che escono è positivo per 358 mila) e non si presentano, invece, difficoltà di ricambio generazionale in professioni come quelle di programmatori (+11 mila), disegnatori industriali (+9 mila), esperti in applicazioni informatiche (+7 mila), ma anche in professioni più tradizionali ma in espansione come i tecnici di vendita e distribuzione (+7 mila) e in professioni sanitarie riabilitative (+5 mila) come fisioterapisti, podologi, ortottisti e terapisti della riabilitazione psichiatrica.

Più complicata, invece, la sostituzione per quanto riguarda legislatori, imprenditori e alta dirigenza (-48 mila), professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione (-48 mila), per impiegati (-27 mila), conduttori di impianti, operai di macchinari fissi e mobili e conducenti di veicoli (-45 mila) e per i militari (-3 mila). Una situazione che rischia di aggravare il fenomeno tutto italiano che vede un mercato del lavoro in cui tra il 1995 e il 2018 si sono persi 3,3 milioni di giovani 15-34enni, mentre sono aumentati di 5,7 milioni gli adulti over 35. Non è destinata a migliorare le cose la misura introdotta dal Governo Conte: per effetto di Quota 100, osserva il presidente della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro Rosario De Luca, "nel 2019 un giovane su tre pensionati farà ingresso nel mondo del lavoro (circa 116 mila ragazzi under 30)".

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